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Questo saggio restituisce, ordinate in brevi paragrafi, le considerazioni dell’autore a seguito del clamore suscitato da una sua affermazione riguardante la vicenda della nave dell’Ong Aquarius Sos Méditerranée. Il 12 giugno 2018, questa nave, con 630 persone a bordo, tra cui 140 minori e 7 donne incinte, salvate nel Mediterraneo a 35 miglia dalle coste della penisola, fu dirottata a Valencia con l’aiuto di due navi italiane, dopo aver atteso invano dal governo italiano il permesso di sbarco in Sicilia.
Edoardo Albinati, scrittore, insegnante nella prigione di Rebibbia, a Roma, collaboratore dell’Unhcr (l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), nonché vincitore del premio Strega 2016 con La scuola cattolica, quello stesso giorno, durante la presentazione di un suo reportage sul Niger, affermò provocatoriamente in pubblico di aver desiderato che «su quella nave morisse qualcuno, morisse un bambino».
Vista la pioggia di critiche da parte di giornali e di social network a seguito di tale asserzione, vista la strumentalizzazione politica delle sue intenzioni, lo scrittore decise di ripercorrere le ragioni di ciò che egli stesso ha definito essere un «pensiero infame».
I frammenti di cui questo breve saggio è costituito scavano progressivamente alla ricerca delle ragioni di una dichiarazione scioccante, frutto di un «ragionamento – scrive l’autore – reso incandescente da quell’emergenza, ma al tempo stesso freddo, appuntito, cinico, logico, spietato» (p. 11). L’approfondimento interiore a cui Albinati conduce il lettore punta alla focalizzazione, al riconoscimento di una «parte oscura» dentro se stessi, perché esasperata da un clima di spregiudicata violenza e cinismo che impregna la società e che soprattutto orienta le scelte politiche dei governanti. Il respingimento di una nave con a bordo esseri umani ridotti allo stremo evidenzia il chiaro abuso di potere da parte di un governo italiano che, oltre ad aver ignorato qualsiasi forma di solidarietà, accoglienza, umanità, ha violato le leggi fondamentali della navigazione: se la convenzione di Amburgo sull’obbligatorietà del soccorso in mare è stata violata, nessuna ragione di ordine pubblico ha tantomeno giustificato la chiusura dei porti.
Le riflessioni di Albinati alternano momenti veementi di polemica, soprattutto quando si riferiscono alla classe politica italiana, a momenti pacati, quasi lirici, come ad esempio quando egli spiega come la solidarietà nasca dal comprendere e dall’immedesimarsi nella sofferenza altrui, nell’intuizione pre-logica della nostra stessa sofferenza sperimentata nell’altro. Da qui la rivendicazione del ruolo dello scrittore, della sua impotenza che diviene forza, poiché sinonimo di libertà: «Sta appunto in questa beata e maledetta mancanza di potere la chance per uno scrittore di riuscire (sempre che ne sia capace…) a rivelare realtà più profonde, oppure evidenti ma taciute, a formulare idee anche se scandalose» (pp. 46 s).
Nonostante l’acuta percezione della difficoltà contro cui si scontra, questo saggio, in virtù del suo voler discutere, ragionare, dialogare, sviscerando la realtà senza paura di scendere nell’abisso di se stessi, si fa veicolo di possibilità e di speranza.
EDOARDO ALBINATI
Cronistoria di un pensiero infame
Milano, Baldini & Castoldi, 2018, 112, € 12,00.