Durante una visita a una parrocchia romana, papa Francesco, salutando le famiglie e i bambini che frequentavano la vicina Scuola della Pace, insieme ai loro amici di Sant’Egidio, ha detto: «Ringrazio quelli che fanno la Scuola della Pace. È un seme che darà i suoi frutti nel tempo. Quello che voi fate in tutto il mondo è molto importante, perché seminate nella vita dei bambini un seme che darà frutto. Dovete lavorare con speranza e pazienza. Ci vuole pazienza. Ma il vostro è un grande lavoro!».
Se è noto l’impegno di Sant’Egidio nella mediazione dei conflitti internazionali, meno conosciuto è il lavoro quotidiano per la pace, a partire dai più piccoli. Eppure questa è stata la prima scelta della Comunità, nell’ormai lontano ’68: andare in periferia per aiutare i figli degli immigrati di allora, che venivano dal Sud dell’Italia e vivevano nelle borgate, non di rado in baracche.
Da allora le Scuole della Pace di Sant’Egidio si sono diffuse in tutto il mondo, dall’Europa all’Africa, dall’Asia all’America Latina, costituendo un importante patrimonio sociale ed educativo. Questo impegno appassionato viene raccontato per la prima volta in modo compiuto in un libro, Alla Scuola della Pace, vero e proprio atlante del vivere insieme, che guida il lettore nel cuore di questa esperienza. La storia è raccontata con stile rapido da Adriana Gulotta, coordinatrice delle Scuole della Pace.
Questo libro è un itinerario per i piccoli, ma necessario anche ai grandi. Perché – e nel libro è narrato in molti modi – la vicinanza ai più piccoli rende umani. Sono gli occhi di un bambino che fanno cambiare idea al terrorista che sta per sparare contro gli ebrei all’uscita da una sinagoga, in Marocco, e che si ferma quando incrocia quello sguardo che, muto e penetrante, sembra interrogarlo e poi pacificarlo.
La Scuola della Pace nasce per cancellare un destino già segnato: quello di abbandonare la scuola da piccoli. E invece, come scrive Riccardi nella prefazione, «c’era da ricreare un mondo dove si comunicasse il gusto di apprendere, le conoscenze si legassero a esperienze, si aprisse l’orizzonte» (p. 9). Nel corso degli anni, grazie alle Scuole della Pace, si è creata una rete di prevenzione globale nelle periferie urbane e umane: dai bambini senza scuola a quelli costretti a lavorare o vittime della violenza o arruolati nelle mafie. E ancora: piccoli che vivono nei campi profughi, bambini soldato, bambini «invisibili» (i tanti che in Africa o altrove per lo Stato non esistono, perché non sono stati registrati alla nascita), quelli considerati addirittura «stregoni». A tutti loro Sant’Egidio offre amicizia, aiuto, sostegno e solidarietà.
Bambini in contesti difficili, alle prese con modelli aggressivi e devianti, nelle Scuole della Pace imparano a rispettare l’altro, a riconoscerlo simile a sé e ad accettarlo come amico. «Amicizia» è la parola chiave, che fornisce ai più piccoli l’arma del dialogo e la lingua dell’incontro con l’altro e li aiuta ad affrontare il futuro non più prigionieri delle gabbie dei pregiudizi o delle paure.
Scorrendo il libro, il nome «pace» è quello che compare con più frequenza, e c’è una ragione: fare scuola significa educare alla pace. Scrive Riccardi: «Alla scuola si impara che la pace è sfidata a più livelli, non solo dai conflitti aperti, dalla vita nei campi profughi, dagli esodi, dal terrorismo. La violenza urbana, le mafie, maras (le terribili bande giovanili del Centro America) distruggono ogni giorno la pace, gettando i bambini in vicende incomprensibili e indomabili» (p. 20).
Infine, va segnalato che le Scuole della Pace sono il frutto di un impegno che ha alla base la cultura della gratuità. In un mondo in cui tutto ha un prezzo, le Scuole della Pace dimostrano che, senza alcuna remunerazione, si può incidere efficacemente per creare ponti e dimettere la tentazione dei muri.
COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO
Alla Scuola della Pace. Educare i bambini in un mondo globale
a cura di ADRIANA GULOTTA
Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 2017, 288, € 18,00.