Il bene che appare come bello porta con sé la ragione per cui deve essere compiuto. È questo il primo pensiero che mi è sorto dopo aver letto questo bel dialogo tra Carlo Petrini, che conosco e stimo da anni, gastronomo e attivista noto in tutto il mondo, e Gaël Giraud, un gesuita economista di cui ho apprezzato vari contributi apparsi su La Civiltà Cattolica(…).

Perché questo collegamento? Perché la lettura di questo testo ha generato in me un vero e proprio “gusto” del bello e del buono, cioè un sapore di speranza, di autenticità, di futuro. Ciò che i due autori portano avanti in questo scambio è una sorta di “narrazione critica” rispetto alla situazione globale: da un lato elaborano un’analisi motivata e stringente al modello economico-alimentare in cui siamo immersi il quale, per rifarsi alla celebre definizione di uno scrittore, «conosce il prezzo di tutto e il valore di niente»; dall’altra propongono diversi esempi costruttivi, esperienze assodate, vicende singolari di cura del bene comune e dei beni comuni che aprono il lettore a uno sguardo di bene e di fiducia sul nostro tempo. Critica di ciò che non va, racconto di situazioni positive: uno con l’altro, non l’uno senza l’altro. […]

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