Fino ad alcuni decenni fa, ogni critico letterario aveva una chiara matrice ideologica (da cui discendeva spesso l’approccio metodologico): c’erano critici marxisti, cattolici, freudiani e così via. La critica cattolica aveva un ruolo visibile e riconoscibile. E, a partire dall’analisi e dall’interpretazione delle opere letterarie, offriva un contributo significativo al più ampio dibattito sulle idee. Oggi esiste ancora una critica cattolica identificabile in quanto tale? E se non esiste più, ciò è un bene o un male? Abbiamo posto queste domande, come punto di partenza di un ragionamento più ampio, a quattro autorevoli esponenti della critica letteraria attuale, a diverso titolo attivi nel mondo cattolico o comunque ad esso vicini.
Giuseppe Lupo, professore di Letteratura italiana contemporanea all’Università Cattolica di Milano, parte da una constatazione di ordine più generale: «Diciamo che oggi non esiste più (o, se esiste, rimane nell’ombra) l’esercizio della critica così come era intesa nel secolo scorso, cioè filtro, valutazione, confronto. Semmai è aumentata l’aggressività, spesso esercitata, peraltro, verso la persona, non verso il libro in oggetto. Questo credo abbia sparigliato le carte, rendendo inutilizzabile il paradigma cattolico nel fare critica letteraria. Resta forse lo sguardo, che però può andare incontro a fraintendimenti in relazione ai rigurgiti ideologici e identitari».
Anche per Fabio Pierangeli, ordinario di Letteratura italiana all’Università di Roma “Tor Vergata”, oggi non esiste una critica cattolica in quanto tale. Esiste però il valore di un’ispirazione cristiana e di una sensibilità ai temi religiosi, «diffusa e riscontrabile», spiega lo studioso, «in alcune riviste, tra cui per esperienza diretta sento di citare “Studium” (con una storia che sfiora i 120 anni), “La Civiltà Cattolica” e le stesse pagine culturali di Avvenire e dell’Osservatore Romano, largamente aperte al dialogo tra le religioni e soprattutto con il mondo laico, anche nel campo letterario».
Pierangeli cita “La Civiltà Cattolica”, la rivista dei gesuiti italiani, di cui è stato a lungo direttore padre Antonio Spadaro, oggi sottosegretario del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione. Il quale mette in guardia su un rischio: «Esistono cattolici che hanno il talento, la sensibilità e il mestiere per essere critici letterari. Il problema della riconoscibilità della “critica cattolica” rischia di sfiorare l’ideologia. La fede è un’esperienza che ha nel suo codice genetico la domanda sul senso e l’orizzonte della trascendenza, non un sistema di idee e parametri valutativi da applicare». […]