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Attualità Cultura e società

Una fraternità impossibile?

Rondine e la sfida perenne della pace

Giovanni Cucci

2 Marzo 2024

Quaderno 4169

Tintoretto, “Caino e Abele”.

Ci si è spesso chiesto perché la violenza sia così radicata nella natura umana. Non è un caso che la storia, quella sacra come quella profana, venga fatta iniziare con un fratricidio. La caratteristica dell’essere umano, la socialità, è indispensabile per vivere. Un uomo isolato, a differenza di alcune altre specie, non potrebbe sopravvivere a lungo senza l’apporto dei suoi simili. La spinta ad affrontare i pericoli e le difficoltà della vita porta a costituire gruppi, la forma più basilare di tutela e protezione.

Ma il gruppo, se da una parte fornisce identità, dall’altra tende a contrapporsi ad altri gruppi, portando alla rivalità e allo scontro. Il gruppo stesso può frammentarsi al suo interno per i medesimi motivi. Interessi, rivalità, ricerca del potere portano al conflitto. Gran parte del libro della Genesi è dedicato proprio alla rivalità tra fratelli circa la predilezione e l’eredità: ciascuno vorrebbe ciò che vede realizzato nell’altro. È quello che René Girard ha chiamato «il desiderio mimetico», un desiderio cioè che non nasce dall’interno di sé, ma dalla visione di ciò che viene mostrato da un altro e a cui si finisce per adeguarsi, rinunciando (anche se in modo non consapevole) a scoprire quello che stava veramente a cuore. Si pensi ai fenomeni della moda, della mentalità sociale, delle pressioni collettive sul singolo: ciò che li caratterizza è il bisogno di essere apprezzati e riconosciuti dagli altri[1].

Il capro espiatorio

Il desiderio mimetico, quando cerca di compensare paure profonde, può degenerare con facilità in comportamenti violenti, specialmente quando si tende a considerare l’altro un ostacolo alla realizzazione di sé. Girard chiama questa deriva violenta e incontrollata «il capro espiatorio», un termine tratto dalla fenomenologia della religione e da lui applicato alla vita sociale. Il capro espiatorio ha la funzione di prendere su di sé la colpa per ciò che non va, farsi carico della frustrazione e aggressività del gruppo, o di una società, che trova in esso una modalità di «scarica», di allentamento della tensione, una sorta di parafulmine del disagio e delle calamità occorse. A questo possono aggiungersi motivazioni razziali, ideologiche, religiose. Il capro espiatorio può anche essere un intero popolo, come hanno purtroppo mostrato le vicende dell’ultimo secolo e i primi decenni dell’attuale.

Per assolvere a questa funzione, il capro espiatorio deve possedere due caratteristiche tra loro contraddittorie: essere inerme e insieme onnipotente. Se non fosse inerme, non si potrebbe sacrificare; non a caso gli animali

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Una fraternità impossibile?

Giovanni Cucci

Scrittore de La Civiltà Cattolica.


2 Marzo 2024

Quaderno 4169

  • pag. 466 - 478
  • Anno 2024
  • Volume I

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Si parla di:

Fraternità Pace Politica Violenza

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