Cento anni fa moriva Cesare Pavese. Il suo percorso letterario appare segnato da un’attesa di pienezza che però non trova possibilità di sviluppo. Nelle pagine di Pavese lo stupore cede il passo alla memoria, la realtà al mito, la speranza al ricordo. Eppure c’è qualcosa che desta lo spirito e resta, alla fine, irriducibile a simbolo o ricordo: l’innamoramento per una donna e il pensiero di Dio. In particolare, in lui, in maniera oscura, il pensiero di Dio ha a che fare con la stessa conoscenza del mondo, e pone l’uomo su un altro piano di esperienza. La sua disperazione non era vanità del vivere, ma incapacità di raggiungere l’interezza di vita desiderata.
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«UN MONDO DI PIETRA E DI CIELO». Una lettura dell’opera di Cesare Pavese
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