Mistica davvero? La santa più celebre nel XX secolo, senza dubbio. Ma mistica? Tra le rappresentazioni tradizionali dell’esperienza mistica c’è innanzitutto ciò che più colpisce i comuni mortali: lo straordinario, lo spettacolare, il «soprannaturale». Il soprannaturale si manifesta attraverso l’estasi, il rapimento, la levitazione, le stimmate. A questo linguaggio del corpo fa eco il linguaggio articolato, a volte oscuro, che proviene anch’esso da un altro mondo: il linguaggio della profezia, dell’oracolo, della glossolalia. Per non parlare, ovviamente, dei «miracoli»: guarigioni, bilocazioni ecc.
In Teresa di Lisieux non si trova nulla di tutto questo. Nessun soprannaturale osservabile, ma quella che lei chiama la sua «piccola via», la sua «piccola dottrina»: quella che le sue consorelle hanno chiamato «la via dell’infanzia», sebbene Teresa stessa non abbia mai usato questa espressione. La «piccola via», questa consacrazione del banale, del quotidiano, del semplice, di ciò che non va oltre le norme, insomma dell’insignificante, può essere considerata come il cammino di un’autentica forma di esperienza mistica, un’esperienza in sintonia con il nostro tempo.
Una santa di successo
Se c’è qualcosa di straordinario e di «miracoloso» nell’avventura di Teresa, lo si trova innanzitutto nel successo nelle librerie di Storia di un’anima. Un anno dopo la morte di Teresa, il libro viene stampato in 2.000 copie. È destinato principalmente agli altri Carmeli e agli amici del Carmelo. Dopo la morte di una monaca carmelitana, era in effetti consuetudine distribuire agli altri Carmeli e agli amici una «circolare», una sorta di necrologio, spesso contenente appunti e scritti della defunta. È con questo spirito che Teresa, tre mesi prima della sua morte, aveva redatto, su richiesta della priora, il suo ultimo scritto autobiografico, il Manoscritto «C». Teresa era pienamente consapevole che il racconto della sua vita sarebbe stato utilizzato per la redazione di questa specie di necrologio. Non c’è quindi alcun miracolo o profezia nelle parole che Teresa dice, nei suoi ultimi giorni, riguardo alla pubblicazione di ciò che sta scrivendo e agli effetti che esso potrebbe avere sulle anime. Quando afferma con molta calma che questa lettura «farà molto bene alle anime», Teresa pensa ovviamente ai carmelitani e alla rete dei loro amici e benefattori che avrebbero ricevuto il suo necrologio. E aggiunge, sul suo letto di agonia: «Ce ne sarà per tutti i gusti, fuorché per le vie straordinarie» (9 agosto 1897).
Chi poteva allora sospettare che questi scritti sarebbero andati oltre la ristretta cerchia degli amici del Carmelo, che avrebbero
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