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Il film Sangue, realizzato da Pippo Delbono con mezzi elettronici leggeri, si compone di materiali raccolti direttamente dalla vita dell’autore a mano a mano che si svolgevano i fatti. Due le componenti fondamentali: cronaca della malattia e della morte di Margherita, madre del regista; amicizia di Delbono con Giovanni Senzani, ex capo delle Brigate Rosse, che ha finito di scontare in carcere la pena che gli è stata inflitta per i reati compiuti. Quale rapporto c’è tra due vicende così lontane, tenute insieme dal fatto che entrambe entrano a far parte del vissuto di un uomo di spettacolo, attivo nel teatro e nel cinema? Il rapporto è determinato dalle numerose antitesi che si incontrano nel film: vita e morte, prima di tutto, corpo e anima, vita oltre la morte e morte che si inserisce nella vita di chi, invece di donarla, toglie la vita ad altri. Il groviglio può apparire inestricabile, ma il film, animato da un’autentica ricerca della verità, non si arresta di fronte a nessun ostacolo. Lancia uno scandaglio nel profondo del cuore umano e riesce a far intuire, con la forza della poesia, uno spiraglio di luce anche là dove, in apparenza, le tenebre hanno il sopravvento.