Non è affatto facile analizzare i risultati delle elezioni europee e il loro significato per il percorso dell’Unione europea subito dopo che essi sono stati resi noti[1]. Le elezioni infatti sono solo il primo passo di un complesso negoziato che porterà a determinare chi governerà concretamente l’Ue e a definirne le priorità. L’Unione europea non costituisce di certo un’eccezione in questo senso: molti Paesi democratici sono noti per le lunghe negoziazioni che fanno seguito alla formazione di una coalizione governativa. D’altra parte, la complessità insita nel sistema europeo ha risvolti unici nel suo genere. Analizziamo il processo.
Una volta diffusi i risultati e conosciuti i nuovi membri del Parlamento europeo (Mep), inizia un primo periodo, che precede la sessione inaugurale in plenaria del nuovo Parlamento, che quest’anno si è svolta il 16 luglio. Durante quel periodo accadono alcune cose. In primo luogo, i vari partiti politici nazionali rappresentati a Bruxelles devono confermare la loro partecipazione a un gruppo politico nell’assemblea europea. È quindi un momento di riconfigurazione, a volte drastica. Inoltre, man mano che avviene il rimpasto, i gruppi politici negoziano sulla distribuzione delle posizioni di vertice in Parlamento.
In parallelo, viene avviata la procedura di nomina del nuovo presidente della Commissione europea. Questi dovrà essere prima designato dal Consiglio europeo (che rappresenta i capi degli Stati dell’Ue), sulla base dei risultati delle elezioni. Successivamente dovrà essere eletto con la maggioranza dei voti del Parlamento europeo. Quella nomina è il risultato di un delicato gioco di equilibri: il candidato deve infatti risultare accettabile per la maggior parte degli Stati membri, ma deve avere anche una ragionevole possibilità di ottenere la maggioranza in Parlamento. Questa nomina in pratica fa parte di un negoziato più ampio relativo alle posizioni chiave, come la presidenza del Consiglio europeo e l’incarico di Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri. E per mettere a punto il bilanciamento, sia gli Stati membri sia i gruppi politici potrebbero avanzare richieste aggiuntive, sotto forma di orientamenti della politica, di un particolare portafoglio nel collegio dei commissari ecc.
Nella prima plenaria, Ursula von der Leyen è stata eletta Presidente della Commissione europea, e si è aperto un secondo periodo, che si protrarrà fino a settembre inoltrato. In questo arco di tempo, la neopresidente della Commissione forma il nuovo collegio dei commissari, sulla base dei nomi proposti dagli Stati membri. È un periodo di negoziazioni più discrete, in cui la Presidente deve
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