La cronaca si apre con la valutazione del presidente Napolitano che, a proposito dei danni del terremoto in Abruzzo, ha parlato di «decadimento dei valori spirituali, umani e morali». Viene ricordato il telegramma inviato al Governo e alla Regione da parte del sindaco dell’Aquila che, prima del terremoto, chiedeva la dichiarazione dello stato di emergenza. Quindi si sintetizzano due ampi studi esistenti sin dal 1999 che prevedevano con puntualità la situazione di alto rischio, ad esempio, degli edifici crollati all’Aquila. Un elemento di fondo sembra dominare il modo di governare in Italia, al di là del colore dei governanti: il rifiuto di progettare il futuro, di compiere un efficace lavoro di prevenzione e di guardare oltre l’orizzonte immediato.
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QUALE FUTURO DOPO IL TERREMOTO IN ABRUZZO
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