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ABSTRACT – L’Africa è il «continente della speranza». Una speranza che vediamo negli occhi degli uomini e delle donne, per la grande maggioranza giovani, che arrivano in Europa. Una speranza che, se trova la possibilità di essere accettata, messa a frutto e accompagnata adeguatamente, insieme alla comunità che li accoglie, può essere un grande contributo per l’Europa che va invecchiando. Tuttavia le notizie dei migranti africani che perdono la vita sulla via verso l’Europa sono ormai all’ordine del giorno. Nel frattempo prendono piede dure politiche anti-immigrazione che cavalcano un sentimento diffuso di paura e di rifiuto.
I migranti africani cercano una nuova casa? Riflettendo su cosa sia «casa», in particolare nelle culture africane, un concetto ambivalente, è possibile, in primo luogo, criticare i presupposti in base ai quali le comunità discriminano gli immigrati. La storia dell’umanità è piena di migrazioni di popoli. Di fatto, gli spostamenti hanno caratterizzato le società umane fin da prima dell’avvento della civiltà. In secondo luogo, è anche possibile valutare la sostenibilità delle migrazioni nell’era dei movimenti politici che le contrastano e le possibili alternative. Senza disconoscere le gravi e perduranti cause esogene della violenza politica, del sottosviluppo, della continua diminuzione delle opportunità economiche, si può riconoscere che le migrazioni di persone all’interno e fuori dell’Africa sono anche il prodotto del fallimento delle comunità africane – e soprattutto dei loro leader – nel rendere i Paesi africani una casa per la propria gente.
Anche per questo, è importante che gli africani si formino alla partecipazione politica, che vuol dire studiare e lavorare, in dialogo costruttivo ed esigente con i propri governanti. Un dialogo che, quando occorre, può anche diventare dissenso e protesta, purché sia sempre informato dal rispetto delle persone e del diritto, e orientato al bene comune.
Può forse essere questo il momento, per le comunità africane di iniziare l’arduo compito di rimettere in piedi la «casa» distrutta, di farlo per i propri figli, invece di andare all’estero in cerca di aiuto. Il progetto del «fare» casa comincia con il piantare un seme oggi, in modo che le generazioni future possano raccogliere domani covoni dorati di pace, di prosperità e di orgoglio.
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AFRICAN MIGRANTS: WHERE TO REBUILD «HOME»?
The news of African migrants who lose their lives on the way to Europe is now all too commonplace. In the meantime, anti-immigration policies are on the increase and generate a widespread feeling of fear and rejection. Reflecting on the ambivalent concept of «home», it is possible, first of all, to criticize the assumptions on the basis of which communities discriminate against immigrants; and, secondly, evaluate the sustainability of migrations in the era of political movements that oppose them and possible alternatives. Could this be the time, for Africans, to sow, so that Africa may once again become «home» for their children?