
|
ABSTRACT – Il libro Le città invisibili di Italo Calvino offre un punto di partenza per una riflessione sulla città in relazione alla sua idea e alla sua realtà attuale. La tensione tra l’essenza e l’esistenza, tra l’idea e la realizzazione dell’idea, dà luogo a un conflitto che la città deve superare per essere vivibile.
Calvino a un certo punto del libro racconta che Marco Polo descrive al Khan un ponte, pietra su pietra. E il Khan gli chiede: «Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che mi importa». Polo risponde: «Senza pietre non c’è arco». È la tensione tra il reale concreto e l’idea. L’arco è un’idea che non esiste senza le pietre. Ma le pietre da sole non formeranno mai un arco, se non saranno state poste in tensione dalla genialità ideale e pratica che produce la realtà dell’«arco di pietra».
Il confronto dell’idea di città con la realtà delle città pone un problema esistenziale, che ha attraversato la filosofia e la letteratura. La città, costruita per «proteggere» e per «mettere in ordine», si è trasformata in inferno. È la constatazione di un allontanamento dall’essenza della città. Che cosa è successo?
Le parole finali de Le città invisibili descrivono due modi per superare l’inferno rappresentato dalla città reale: «Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, dargli spazio».
Quando si frena il processo che ha cura dell’essenza delle cose, queste «si cosificano», diventano veramente «cose», perché perdono la capacità di essere il luogo dell’incontro dell’uomo con il divino, con l’umano, con la natura, togliendo loro la libertà di vivere la propria essenza. Esse diventano così oggetto di disputa. Da qui nasce la «guerra». Così avviene nelle nostre città reali.
Se teniamo conto dell’analisi di Baricco sull’Iliade, non possiamo dimenticare la bellezza, il fascino della vitalità della guerra. «Anche se è atroce, dobbiamo ricordare che la guerra è un inferno, ma bello». D’altra parte egli poi afferma: «Costruire altra bellezza è forse l’unica strada verso una pace vera. […] Sarà una qualche, diversa bellezza, più accecante della sua, e infinitamente più mite». Il cammino verso la città dell’uomo è possibile solo se siamo capaci di cercare una più grande bellezza.
*******
VISIBLE CITIES AND INVISIBLE CITIES. A reflection that commenced with Italo Calvino
The book Invisible Cities by Italo Calvino offers a starting point for a reflection on the city as an idea and its current reality. The tension between essence and existence, between the idea and the realization of that idea, gives rise to a conflict that the city must overcome in order to be livable. Starting from the reflections of Plato, Saint Augustine, and Heidegger on the ideal city, and from the image of the real city as it appears in literature (Italo Calvino and Horacio Ferrer) we arrive at being able to formulate a message for the city which has been given to us to inhabit, while listening to Alessandro Baricco’s and Laurent Gaudé’s proposals.