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Cultura e società

«L’ultima innocenza», di Emiliano Morreale

Diego Mattei

16 Dicembre 2023

Quaderno 4164

Emiliano Morreale (foto: Cineteca di Bologna).

Emiliano Morreale con L’ultima innocenza[1] ha vinto il Premio Campiello 2023, nella sezione Campiello Opera Prima. Critico cinematografico, studioso affermato, scrittore di numerosi saggi, professore ordinario all’Università «La Sapienza» di Roma e Conservatore della Cineteca nazionale di Roma dal 2013 al 2016, Morreale ha composto un testo «fluido», che solo per comodità può essere denominato romanzo, giacché è composto di sei storie, incentrate su personaggi cinematografici minori realmente esistiti, presentati in una cornice blandamente narrativa. Nella Nota d’autore egli scrive: «Il gioco di partenza di questo libro era semplice: libertà d’invenzione nella parte in prima persona, con un narratore più o meno fittizio, e divieto di invenzione nelle biografie storiche»[2].

Quali sono i personaggi «incredibili» che lo scrittore illumina? Il primo racconto è dedicato alla figura di Giuseppe Greco, figlio del capomafia Michele Greco. Il secondo all’ebreo polacco Michał Wachs, poi Waszyński, nato nel 1904 in Volinia, regione compresa nell’attuale Ucraina, regista e in seguito «organizzatore, viveur, ombra della storia del cinema», collaboratore, amico, figura speculare e contraria di Orson Welles. Il terzo capitolo ha al centro le storie di due padri e di due figli, in una relazione che ha la struttura del chiasmo: ai due padri corrispondono figli condannati a rigettare i geni paterni, per opposte e sincrone ragioni. Sono i registi Douglas Sierek e Veit Harlan e i rispettivi figli Klaus Sirk e Thomas Harlan. Il quarto racconto è dedicato al regista Alberto Grifi e a un film sperimentale da lui girato, Anna. La quinta sezione sfiora tangenzialmente il mondo del cinema a luci rosse, attraverso il pretesto della presentazione di un libro che raccoglie le biografie degli attori e delle comparse di quel mondo oscuro e mortifero. Il sesto capitolo, infine, racconta la vita dell’attrice del cinema muto statunitense Dorothy Gibson.

Lo stratagemma comune ai sei racconti è quello della scoperta casuale, secondo lo schema di un io narrante che si imbatte per sbaglio nei personaggi che diventano poi i veri protagonisti. È la loro storia a catturare l’interesse del lettore, molto più di quella del soggetto che parla in prima persona ed è «onestamente» funzionale alla presentazione delle vicende vissute da registi o da attori.

Altro elemento ricorrente nella struttura del libro è la scansione in brevi capitoli, espediente che dà alla scrittura un tono agile e un ritmo veloce. È un accorgimento che, da un lato, evita la lentezza che il genere biografico

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«L’ultima innocenza», di Emiliano Morreale

Diego Mattei

Scrittore de La Civiltà Cattolica.


16 Dicembre 2023

Quaderno 4164

  • pag. 610 - 615
  • Anno 2023
  • Volume IV

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Cinema Letteratura

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