
Qualche tempo fa Kevin Watkins, che è stato direttore del Rapporto Onu sullo sviluppo umano, ha ammonito che in seguito alla pandemia si prospettano sfide globali che possono essere superate solo attraverso la cooperazione internazionale[1]. Questa piaga infatti ha spinto quasi 100 milioni di persone nella povertà estrema e presto si è diffusa la preoccupazione che la guerra della Russia in Ucraina avrebbe fatto rincarare i prezzi dei prodotti alimentari e accresciuto la malnutrizione in varie parti del mondo. Watkins ha sottolineato che oltre 40 dei Paesi più poveri stanno già spendendo di più per il servizio del debito che per la sanità pubblica, e che i budget per l’istruzione vengono tagliati.
Secondo Lawrence Summers, già Segretario del Tesoro Usa (1999-2001) e capo economista della Banca mondiale (1991-93), il nostro mondo sta attraversando un periodo irto di difficoltà[2]. Negli ultimi cinque anni, gli alti tassi di interesse vigenti hanno schiacciato i Paesi in via di sviluppo sotto il peso dei loro debiti, e la metà delle economie più povere non ha recuperato i livelli di produzione prepandemia. In questo modo, non soltanto quelle nazioni continuano a restare escluse dalla prosperità globale, ma al loro interno cresce la povertà estrema. I risultati ottenuti con tanta fatica nel campo della sanità, dell’istruzione e della nutrizione sono a rischio. Le già scandalose disuguaglianze economiche tra Paesi e al loro stesso interno si stanno ampliando.
La guerra, l’inflazione e la cattiva governance hanno portato alcune delle popolazioni più povere – per esempio, quelle di Ciad, Haiti, Sudan e Gaza – sull’orlo della carestia. La risposta internazionale è stata lenta e insufficiente, un vero e proprio disastro umanitario, emblematico della nostra incapacità di reagire a una crisi. Al contempo, il termometro continua a salire a poco a poco. L’anno scorso è stato il più caldo mai registrato. Ora, se questo mondo non è in grado di portare cibo ai bambini che muoiono di fame, come possiamo pensare che possa sconfiggere il cambiamento climatico e riorientare l’economia globale? Che fiducia possono avere i Paesi più poveri nell’attuale sistema internazionale, incapace di affrontare le sfide più basilari? Non continuerà a lasciarli indietro?
Il già citato Summers, in collaborazione con Nand Kishore Singh, non si limita a descrivere questo panorama desolante: denuncia inoltre che il 2023 è stato disastroso in termini di aiuti ai Paesi più poveri, perché il settore privato ha raccolto da loro 68 miliardi
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