
Nei 350 anni dalla morte, ricordiamo la figura e l’opera del compositore Giacomo Carissimi che per molti anni fu maestro di musica e curatore delle liturgie presso il Collegio Germanico Ungarico di Roma.
Jacomo o Giacomo Carissimi (Marino [Roma] 1605 – Roma, 1674) è figura di eminente compositore, ma poco conosciuta se non dagli studiosi di musica. Poi, anche per gli studiosi stessi, i particolari della sua vita sono noti solo per sommi capi, compresa la parte conclusiva della sua esistenza, ossia ben 44 anni, di cui si dice che svolgeva «la mansione di maestro di cappella della chiesa di S. Apollinare»[1]. In realtà, questo «maestro di cappella della chiesa di S. Apollinare» vuol dire che Carissimi svolgeva un compito ben più importante come maestro di musica presso il Collegio Germanico Ungarico, tenuto dai padri gesuiti, che dal 1574 al 1773 (anno della soppressione della Compagnia di Gesù) ebbe appunto la sua sede in piazza S. Apollinare (all’attuale numero 49), avendo a fianco la chiesa di S. Apollinare, non troppo lontana dalla celebre piazza Navona.
Nascita e primi anni
Carissimi era nato a Marino, sui Castelli Romani. Conosciamo con precisione la data del suo battesimo: il 18 aprile 1605. Egli era originario di una famiglia di bottai – «copellari», in romanesco – che provenivano da Castel Sant’Angelo di Visso, nell’attuale provincia di Macerata. I primi rudimenti musicali non sappiamo bene da chi li ricevette; si può però pensare che, con altri «pueri», li apprese da un maestro di cappella che svolgeva la sua professione presso la Confraternita marinese del Gonfalone, che da tempo manteneva alcune tradizioni religiose e artistiche, come le sacre rappresentazioni. Nonostante un’apparente fama non eccezionale, il Castello di Marino, feudo fino al 1816[2] dei Colonna, tramite questi nobili, poteva vantare parentele con prestigiosi vicini come i Barberini, e anche con nobili come i Montefeltro, così che Agnese, figura illustre di quella casata, partorì proprio a Marino quella che doveva diventare l’illustre poetessa Vittoria Colonna.
In un simile ambiente musicalmente e culturalmente ricco, non meraviglia che, oltre Carissimi, sorgessero altre figure di musicisti come Bonifazio Graziani o il canonico Agostino Dante. Giacomo perse la madre, Livia Prosperi, nel 1622, e pare che questo evento spinse il padre, Amico, a indirizzarlo verso la strada del canto, a differenza dei fratelli, che continuarono il mestiere di famiglia. Con questo intento il giovane si recò a Tivoli e fu annoverato tra
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