La Corte internazionale di giustizia con sede all’Aia il 26 febbraio scorso ha sentenziato che le stragi compiute dai serbi in Bosnia, culminate con il massacro di Srebrenica, furono atti di «genocidio». Lo Stato serbo però, continua la sentenza, «non ha responsabilità dirette» in ordine ad esso, sebbene «non abbia assolto il dovere di prevenirlo».
Tale pronunciamento ha oggi un valore non soltanto di natura giuridico-penale, ma anche politico-diplomatica.
Nell’articolo, contestualizzando i singoli fatti, si esamina la guerra in Iugoslavia (1991-95, escludendo quella nel Kosovo), che fu l’evento più traumatico vissuto dall’Europa contemporanea dopo la seconda guerra mondiale.