L’attentato a Mussolini del 31 ottobre 1926 diede occasione al regime di emanare nuovi provvedimenti repressivi delle libertà. L’attentato scatenò nel Paese un’ondata di violenza contro gli oppositori politici del regime, in particolare contro le associazioni cattoliche, ritenute fiancheggiatrici del Partito Popolare. Da una relazione redatta per la Segreteria di Stato da mons. F. Roveda, assistente generale dell’Azione Cattolica, risulta che tali atti di violenza furono particolarmente gravi e toccarono diverse province dell’Italia settentrionale. Essi furono, inoltre, organizzati a livello locale, ma sulla base di direttive inviate dal centro; ciò prova che non furono azioni improvvisate, ma abilmente pianificate dai capi del fascismo.
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L’ATTENTATO A MUSSOLINI E LA VIOLENZA CONTRO LE ASSOCIAZIONI CATTOLICHE
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