Convertitosi nel giorno di Natale (1886), Paul Claudel non si è stancato di meditare, nella sua opera poetica, sul mistero di questa festività.
Ciò che maggiormente lo stupisce è lo «stato di annientamento, di totale rinuncia scelto dal Signore del Sinai, il Signore sul quale Mosè non avrebbe potuto alzare lo sguardo senza morire».
Venendo tra noi, il divino petit Enfant «ha santificato ciò che ha assunto». Ha riscattato la sofferenza, ci ha liberato dal Nulla, ha trasfigurato la vita. E ci ha assicurati del suo amore, che non verrà mai meno. Egli «non è venuto per darci una vita che non serva che a renderci capaci di morire», ma a comunicarci la sua vita, che ci permette di vivere oltre la morte.