L’articolo affronta il problema dell’esistenza di un’autentica mistica, nella vita e nella poesia di Friedrich Hölderlin. Si distingue tra la mistica cristiana, che riguarda un’esperienza intrinsecamente trinitaria e cristocentrica, e una mistica «atea», che permette di vivere un determinato mondo «religioso» con il carattere dell’interiorità, dell’immediatezza e dell’ineffabilità. Il poeta tedesco sembra avere dolorosamente vissuto questa seconda accezione di mistica. Non aveva torto il Guardini quando riconosceva a Hölderlin il merito di aver richiamato la modernità a riflettere sul numinosum che è presente nella natura e sulla natura che reca traccia di Dio; quando scorgeva, nell’invocazione del poeta agli antichi dèi, un’interiorità di colloquio che derivava dalla sua antica pratica cristiana.
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LA MISTICA ATEA DI FRIEDRICH HÀLDERLIN
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