Lo scorso 25 aprile l’agenzia ufficiale cinese Xinhua ha annunciato lo svolgimento di un incontro in tempi ravvicinati con i rappresentanti del Dalai Lama. Un incontro interlocutorio è già avvenuto il 4 e il 5 maggio. Ora inizia, in apparenza, il disgelo, dopo che le autorità cinesi hanno «riportato l’ordine in Tibet». Da Dharamsala, nel nord dell’India, dove è in esilio da quando aveva 23 anni, il Dalai Lama ha detto che si aspetta «colloqui seri». La cronaca esamina l’evoluzione del problema tibetano, le proteste al passaggio della fiaccola olimpica in 20 Stati e la reazione nazionalistica cinese, il ruolo delle pressioni politiche internazionali. Un negoziato con il Dalai Lama rassicurerebbe l’opinione pubblica mondiale che la Cina è una potenza pacifica, che intende favorire al suo interno (e quindi anche all’esterno) una convivenza democratica.
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LA CRISI IN TIBET
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