|
Il Concilio Vaticano II invita il credente a coltivare la coscienza come luogo di ascolto, di giudizio, di scelta e di incontro con la voce dello Spirito. Credenti e non credenti la considerano una «grammatica comune» attraverso cui ascoltarsi e comprendersi.
Di recente la categoria della coscienza è stata evocata dai Padri sinodali per parlare di amore e di famiglia ed è stata utilizzata da Papa Francesco nell’Amoris laetitia.
La cura e la formazione della «coscienza morale» permette di scoprire il senso dell’amore, che per la Scrittura è il dirsi «eccomi», più che «ti amo». L’obbedienza a questo «eccomi» è la fedeltà alle voci che risuonano nella coscienza. Di qui l’attualità dell’invito di sant’Agostino: «Ritorna alla tua coscienza, interrogala».