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La storia della spiritualità nel Medioevo dimostra l’importanza del vocabolario nella definizione della teoria e della pratica del discernimento. Questo vale anche per il Memoriale di Pietro Favre, che è stato il primo compagno di sant’Ignazio di Loyola. L’analisi dei quattro termini chiave — desiderium, affectus, devotio e cor — mette in luce l’importanza che egli attribuiva al registrare le varie «mozioni» che costituivano la sua vita interiore. Desiderium, affectus e devotio fanno parte del vocabolario di una spiritualità affettiva, che attribuisce il primato alla volontà umana (cioè all’amore) sull’intelletto (cioè sulla comprensione) nell’unione della persona con Dio. Cor è la parte centrale e più profonda dell’anima dove ha luogo l’unione. È Dio che dalla dimora del cor attira tutte le molteplici facoltà e attività della persona nella sua stessa Unità. Favre registra questo fedelmente, non come una speculazione, ma come la sua autentica esperienza.