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Nel Caucaso Meridionale — un’area instabile in cerca di nuovi equilibri — si è concluso l’anno elettorale per il rinnovo delle presidenze. In Georgia, lo Stato caucasico con maggiore pluralismo politico, è finita l’era di Mikhail Saakashvili; mentre al voto in Armenia (18 febbraio) e in Azerbaigian (9 ottobre) sono stati riconfermati, come prevedibile, i presidenti uscenti, rispettivamente, Serzh Sargsyan e Ilham Heydar Aliyev. Purtroppo tra Baku e Yerevan è elevato il rischio di una nuova guerra, ma questa volta di estensione internazionale, nel Nagorno-Karabakh. Può scoppiare per un malinteso o un errore di calcolo o una provocazione. Nel frattempo l’Azerbaigian gode di un boom economico finanziato dalle esportazioni di idrocarburi, di cui l’Italia è il primo importatore, e cerca di diversificare le sue fonti di reddito in preparazione al calo degli introiti petroliferi.