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Tatuarsi è una moda ormai diffusa nelle società occidentali: si tatuano 13 italiani su 100. Sembra un paradosso, ma è proprio nell’epoca delle «scelte a tempo» che il tatuaggio si impone come il simbolo del «per sempre». Cambia la relazione tra corpo e identità, al punto che la pelle diventa un diario di vita. Il tatuaggio di moda in questi ultimi 20 anni non è più l’esperienza esotica o la protesta radicale verso il mondo, ma il desiderio di decorarsi. La pelle diventa una lavagna indelebile di un malessere (spirituale)? Si cambia il proprio corpo perché non si riesce a cambiare l’ambiente circostante? Anche la cultura del tatuaggio deve riconoscere che non promette né una seconda pelle — per togliere i tatuaggi occorrono operazioni lunghe e costose —, né nuove identità, né che non sfiorisca con il passare del tempo.