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Da più di quarant’anni il fotografo Sebastião Salgado, nato in Brasile ma residente a Parigi, attraversa i continenti alla ricerca di un’umanità in piena trasformazione. Dall’America Latina percorsa da un fermento sociale diffuso e profondo, la teologia della liberazione, all’Africa dilaniata dalle lotte degli Hutu contro i Tutsi e viceversa. In collaborazione con Medici senza frontiere, Salgado ha documentato il dramma della fame con immagini raccapriccianti. Ha voluto far vedere quali sono le condizioni di chi vive in uno stato di povertà assoluta a poche ore d’aereo dall’Occidente opulento e sprecone. Nella ex-Iugoslavia ha fotografato stragi non meno feroci di quelle fotografate in Africa, per giungere alla conclusione che, ad ogni latitudine, l’uomo è un animale terribile. Oltre alle guerre, la fame e le trasmigrazioni dei popoli, Salgado ha fotografato il lavoro che l’uomo ha saputo compiere con le sue mani per trasformare il mondo. Ora si sta rivolgendo alla natura, inquadrando con il suo obiettivo le bellezze incontaminate del creato, o ciò che ne rimane là dove lo sviluppo industriale non si è fatto ancora sentire.