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Cultura e società

IL RAGAZZO CON LA BICICLETTA

Virgilio Fantuzzi

3 Settembre 2011

Quaderno 3869

FILM

a cura di V. FANTUZZI
Il ragazzo con la bicicletta (Belgio, 2011) Regista: JEAN-PIERRE e LUC DARDENNE. Interpreti principali: C. de France, T. Doret, J. Renier, F. Rongione, E. Di Mateo, O. Gourmet.
Un ragazzino di 12 anni che sprizza energia da tutti i pori della pelle. Argento vivo allo stato puro. Un fascio di nervi che si attorcigliano e si divincolano come serpi impazzite. Cyril (Thomas Doret), dopo la morte della madre, è stato abbandonato dal padre (Jérémie Renier) che lo ha depositato in un istituto per ragazzi disadattati. Non riesce ad accettare la dura realtà di cui è vittima. Non è possibile che suo padre si sia sbarazzato di lui come di un oggetto ingombrante e abbia persino venduto la sua bicicletta. Non crede a nessuno degli adulti che si occupano di lui. Morde la mano di chi lo vorrebbe aiutare.
Suo padre ha cambiato numero di telefono. Ha lasciato l’appartamento dove abitava. Cyril non si dà per vinto. Fugge dall’istituto. Riesce a introdursi con uno stratagemma nell’appartamento dove, fino a poco tempo prima, viveva con il padre. Lo fruga in ogni angolo, persino nel bagno. Per non lasciarsi prendere dagli educatori, che vogliono riportarlo nell’istituto, si aggrappa a una donna, senza guardarla in faccia, e la stringe fino a farle male. «Se vuoi, puoi stare vicino a me — dice la donna —, ma non farmi male…». La donna è Samantha (Cécile de France), una parrucchiera nubile, la cui vita sarà segnata per sempre da quel ruvido contatto.
I fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, che provengono dalla regione di Seraing, città industriale della Wallonia, hanno un modo immediato e diretto di proporre le loro storie con il cinema. Si occupano per lo più di gente povera, che appartiene agli strati più umili della società. Persone che vivono in condizioni di ristrettezza estrema. Seguono con cocciutaggine percorsi obbligati. Non si curano dei pericoli né degli ostacoli talvolta insormontabili contro i quali vanno inevitabilmente a sbattere. Persone spinte da un’energia irrefrenabile, nella quale si esprime tutta la loro vitalità. Individui che si muovono nel sottobosco dell’umano: là dove l’istinto prevale sulla ragione e lo stato di necessità non ammette possibilità di scelta.
Per i Dardenne è importante tanto la materia della quale si occupano, tratta dagli aspetti più crudi della realtà, quanto il modo di rappresentarla, basato sulla presenza di interpreti (preferibilmente non professionisti) capaci di riprodurre con totale naturalezza il comportamento di chi si muove come un animale braccato piuttosto che come un essere ragionevole, padrone delle proprie azioni. Macchina da presa in spalla. Obiettivo sulla nuca della «preda» da rincorrere, e il gioco è fatto.
Abbiamo seguito i due registi in diverse tappe del loro itinerario artistico a partire da Rosetta (cfr Civ. Catt. 2000 II 105 s) per passare poi a L’enfant (cfr ivi 2006 I 211 s) e a Il matrimonio di Lorna (cfr ivi 2008 IV 168-171). Di volta in volta abbiamo constatato una certa affinità tematica ed espressiva tra il loro cinema e quello di Robert Bresson, anche se non è facile stabilire una vera e propria liaison tra lo stile misurato e a volte un po’ aulico del grande maestro e quello a presa rapida dei due «discepoli».
Torniamo a Cyril. Samantha recupera la bicicletta, venduta dal padre, e gliela porta all’istituto. Se prima il ragazzino correva, adesso che ha la sua bici vola. Chiede alla parrucchiera di ospitarlo nei week-end e prosegue, aiutato da lei, nella ricerca del padre. Questi, che sta tentando faticosamente di rifarsi una vita, non vuole saperne del figlio e non ha nemmeno il coraggio di dirglielo. Samantha lo costringe a farlo. Per Cyril è la disperazione più nera. Cerca di farsi del male. Si graffia le guance con le unghie. Samantha lo stringe a sé, ma non c’è né trasporto né abbandono in questo incontro ravvicinato. I Dardenne rifuggono da ogni forma di sentimentalismo. Può darsi che nella donna si stia destando un desiderio sopito di maternità, ma questo il film non lo dice esplicitamente. Lo spettatore, se vuole, può immaginarlo da solo. «Perché mi hai preso con te?». «Perché me lo hai chiesto tu». «E tu, perché hai detto di sì?». «…Non lo so». Impossibile ricavare qualcosa di più dagli scarni dialoghi del film.
Il compagno di Samantha si lamenta perché Cyril dà fastidio. «O io, o lui», dice alla fine di una serrata discussione. «Se è così… lui». In questo modo il ragazzino intruso modifica la vita della donna. Ma la storia non è ancora finita. Cyril litiga con i coetanei. Si lascia irretire da un ragazzo più grande che spaccia e ruba. La via del crimine è lì a due passi. Cyril pretende di essere accettato non soltanto per quello che è, ma anche per quel poco di buono che potrebbe diventare. Samantha raccoglie la sfida. È salda come una roccia che non si lascia scalfire. Senza che le cose perdano i loro connotati, si apre tra cosa e cosa uno spazio misterioso all’interno del quale possono accadere miracoli. In questo, come negli altri film dei Dardenne, si nascondono segni criptografici che indicano la vicinanza tra Cristo e gli ultimi della terra.

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IL RAGAZZO CON LA BICICLETTA

Virgilio Fantuzzi

Già scrittore de "La Civiltà Cattolica" (1937 - 2019).


3 Settembre 2011

Quaderno 3869

  • pag. 455
  • Anno 2011
  • Volume III

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Cinema

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