Esiste oggi, e va di moda, un ateismo che strumentalizza i risultati delle scienze sperimentali come supporto alle sue tesi precostituite. È un ateismo non dotto, che si affida all’improntitudine e all’allegra impreparazione di alcuni suoi apostoli attivi in campo mediatico. Un ateismo aggressivo e polemico con i credenti, che pretende di soverchiare con argomenti empirici e populistici, come se tutti gli scienziati fossero atei, come se chi vive e partecipa della cultura contemporanea non sarebbe uomo compiuto se non fosse ateo. L’articolo esamina questa mentalità. Con lo sviluppo delle scienze sperimentali e delle tecnologie è diventata una moda l’abitudine di rafforzare il pregiudizio ateistico con le scienze, l’antropologia, la psicanalisi, distorte dal loro campo d’indagine e usate per esprimersi in un ambito nel quale sono incompetenti. Il neoateismo tiene in troppo poco conto il fatto che esistono moltissimi scienziati, antropologi, psicanalisti che sono credenti: il che significa che l’opzione per credere o per non credere ha radici diverse dalla scienza.
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IL NEOATEISMO

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