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La Camera dei deputati, lo scorso aprile, ha approvato il cosiddetto «divorzio breve». Il legislatore ha regolato una situazione a valle, premiando il consenso tra le parti. L’Ordinamento italiano è tra i pochi in cui la pronuncia del divorzio si potrà ottenere senza la sentenza di un giudice. Tuttavia, se questa logica risale a monte, la cultura contemporanea finirà per ritenere il matrimonio un mero contratto privato. In questo nuovo scenario antropologico, il credente è chiamato sia a testimoniare il proprio matrimonio come un valore pubblico, sia a ricercare mediazioni politiche e legislative condivise per rafforzare la dimensione sociale e di responsabilità del matrimonio prevista dalla Costituzione.