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Cultura e società

«Graphic novel»: la vita a fumetti

Claudio Zonta

18 Maggio 2019

Quaderno 4054

Grafhic Novel (Flickr/Nathan Farrugia)

ABSTRACT – L’espressione Graphic Novel non è semplicemente un modo più elaborato e moderno per denominare la categoria di fumetto, come possiamo osservare dalle molteplici e differenti descrizioni che in­contriamo nelle riviste e pagine web specializzate. La definizione, infatti, non è sempre univoca, forse per il fatto che il cosiddetto «fumetto» è stato sempre considerato per un pubblico fanciullesco o adolescenziale, e soltanto negli ultimi tempi è in atto una riflessione su di esso.

Il termine fu utilizzato per la prima volta nel 1964 dal critico ed editore americano Richard Kyle nell’articolo «The future of “co­mics”», pubblicato nel secondo numero della rivista Wonderworld. In questo articolo egli mostrava come una certa corrente fumettisti­ca stesse prendendo una strada indipendente rispetto al più classico comics, rivolto a un pubblico prevalentemente giovane e con un’idea di intrattenimento.

È poi del 1992 la consacrazione ufficiale del Graphic Novel come ge­nere letterario appartenente al mondo della letteratura, ossia quando l’opera a fumetti di Art Spiegelman, intitolata Maus, che è ambien­tata durante la Seconda guerra mondiale e ha come tema l’Olocau­sto, vince il Premio Pulitzer.

Non potendo in questa sede affrontare esaustivamente il complesso problema della definizione del Graphic Novel, partiamo dall’ultima parte del lemma proposto dal Lessico del XXI Secolo e curato da Marco Pellit­teri: «È a ogni modo indubbio che il graphic novel privilegi determinati generi comunicativi e di racconto: la storia lunga di stampo letterario (accento sulla trama, sulle psicologie dei personaggi e su una poetica d’autore, e più raramente su eroi ricorrenti o avventure fantastiche), la biografia e l’autobiografia, il diario di viaggio, il reportage (articolato in un genere ormai autonomo detto graphic journalism), le vicende mini­maliste e talvolta composizioni sperimentali, caratterizzate da una narra­tiva destrutturata e da una figurazione a volte ai limiti dell’astrattismo».

In base a questa definizione possiamo introdurre i titoli dei Graphic Novel che vogliamo ora analizzare: A caro sangue, di Ro­berto Battestini; Salvezza, di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso; La banalità del ma, di Mauro Biani. Si mostra come i temi della violenza, del dolore, dell’odio e del razzismo possano essere affrontati anche in questo modo con determinatezza e profondità.

Le tre storie, inoltre, illustrano come sia possibile, anche nelle vicende più cruente e drammatiche, incontrare semi di umanità e di amore, che sono ancora in grado di essere visti, letti, condivisi e testimoniati.

***

«GRAPHIC NOVEL»: LIFE IN COMICS

Going beyond the idea of comics as a simple expression of entertainment and escape from reality, the Graphic Novel is able to tackle current and complex issues. Following a close reading of A caro sangue, Salvezza e La banalità del ma it is evident how the themes of violence, pain, hatred and racism can be tackled with determination and depth by this genre. The three stories also illustrate how it is possible, even in the most bloody and dramatic of events, to encounter seeds of humanity and love, which are still able to be seen, read, shared and witnessed.

Non è disponibile la versione digitale di questo articolo, è possibile leggerlo solo nella versione cartacea o e-book


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«Graphic novel»: la vita a fumetti

Claudio Zonta

Scrittore de La Civiltà Cattolica.


18 Maggio 2019

Quaderno 4054

  • pag. 394 - 405
  • Anno 2019
  • Volume II

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Arti figurative Fumetto Letteratura

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