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Cultura e società

Esperimenti con l’assenza

Riflessioni sulla filmografia di Bi Gan

Eduardo Daniel Alonso

16 Dicembre 2023

Quaderno 4164

Un frame dal cortometraggio di Bi Gan “A Short Story”.
Bi Gan e la sua filmografia

Nato nel 1989 a Kaili, nella provincia del Guizhou, che è una regione montuosa situata nel sud-est della Cina, Bi Gan è un giovane regista cinematografico che ha manifestato la propria vocazione artistica a partire dalla poesia (un’attività che continua a esercitare insieme alle arti visive). Si è formato nell’Università della comunicazione di Shanxi. Il suo primo cortometraggio, del 2010, è stato South, girato in bianco e nero: si tratta di un racconto di tipo realista in cui si narrano le peripezie di un ladruncolo e il suo casuale incontro con un fotografo. Nel contesto di una scena di karaoke (che è facile interpretare come un’allegoria della mimesi), risalta la frase di una canzone: «Chi può sfuggire al dolore del mondo? La vita sulla terra è una follia. Vale la pena di puntare al cielo?».

In quella opera di Bi Gan, il delinquente chiede costantemente fuoco per accendere una sigaretta. Non è un particolare di poco conto: infatti, il fuoco, la luce propria o altrui, sarà un topico assai presente nelle sue rappresentazioni. Grazie al fuoco, in questa concreta storia, ciò che era infranto viene riparato. Ma, purtroppo, il fotografo viene crudelmente beffato, perché il ladro cede alla sua tendenza deleteria e tradisce la fiducia che gli altri gli accordano. Nell’epilogo, una donna viaggia in treno: l’immagine è la stessa che si era vista all’inizio. Il cortometraggio si conclude, quindi, quasi come un cerchio zen, un enso. La domanda che continua a echeggiare riguarda il numero «sette» in cinese, ovvero la possibilità che l’avvenire riservi fortuna o disgrazia. E vale la pena di rimarcare che l’immagine del treno in marcia tornerà in A Short Story. Crediamo che in entrambi i casi simboleggi ciò che perdura, il movimento infinito del tempo.

Un tema analogo a quello di South è al centro di Diamond Sutra, o The Poet and Singer, anch’esso realizzato in bianco e nero. Tuttavia qui viene approfondita la filosofia buddista del distacco e vengono affrontati quesiti riguardanti la natura della realtà. A questo si riferiscono le connessioni con il Sutra del Diamante nominato nel titolo, del IX secolo, originariamente scritto in sanscrito.

D’altra parte, questo cortometraggio anticipa la tematica del lungometraggio Kaili Blue, soprattutto per la prospettiva con cui affronta gli interrogativi filosofico-poetici. I protagonisti di Diamond Sutra o The Poet and Singer viaggiano per recarsi da un monaco buddista che recita l’antichissimo Sutra, udibile dallo spettatore

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Esperimenti con l’assenza

Eduardo Daniel Alonso

Professore di Teologia all’Universidad Católica de Córdoba (Argentina).


16 Dicembre 2023

Quaderno 4164

  • pag. 600 - 609
  • Anno 2023
  • Volume IV

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Cinema Letteratura Poesia

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