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Attualità

Effetto «specchio infranto»?

La Polonia dopo le elezioni parlamentari del 2023

Grzegorz Dobroczyński

6 Gennaio 2024

Quaderno 4165

Donald Tusk (www.gov.pl)

Pochi sono i momenti della storia polacca degli ultimi decenni che hanno visto emergere uno spirito unitario, poi trasformatosi in un sentimento collettivo di solidarietà. Questo è avvenuto in occasione del conclave del 16 ottobre 1978, quando fu eletto Giovanni Paolo II; nell’estate 1980, quando fu fondato il movimento Solidarność; in occasione dei viaggi apostolici di Giovanni Paolo II in Polonia, dal 1979 al 2002; con la svolta politica del 1989; e, infine, dopo la morte del Papa polacco il 2 aprile 2005, nella Messa funebre dell’8 aprile. In occasione del breve periodo di lutto collettivo per la tragica morte del presidente Lech Kaczyński e di tutti coloro che lo accompagnavano nel viaggio di Stato, quando ci fu la catastrofe aerea del 10 aprile 2010 vicino a Smolensk, il sentimento di unità ha presto lasciato il posto a una frustrante stagione di scontro tra gli oppositori politici. Lo specchio che riflette le anime polacche sembra essersi, alla fine, infranto.

È quindi significativo che il presidente polacco Andrzej Duda, nei suoi discorsi poco prima delle votazioni di domenica 15 ottobre 2023 e della prima riunione parlamentare del 13 novembre, abbia invocato l’unità nazionale. Il medesimo invito è stato rinnovato, lo stesso giorno, dai presidenti delle due Camere: quello del Sejm, Szymon Hołownia, e quella del Senato, Małgorzata Kidawa-Błońska. Ma purtroppo non è detto che questi buoni propositi potranno avverarsi. Alle parole devono seguire i fatti. E i fatti devono confrontarsi con una lunga storia.

Una breve sintesi storica

Il 10 aprile 2010 ha segnato l’inizio della più lunga e intensa battaglia della Polonia attuale tra due contrapposte coalizioni per conquistare il potere politico, che è tuttora in atto: quella tra il partito Diritto e giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS) di Jarosław Kaczyński, e Piattaforma civica (Platoforma Obywatelska, PO). Ma questo conflitto affonda le radici ancora più lontano nel tempo. Fu Lech Wałęsa, quando era presidente di Solidarność, a lanciare nel 1990 «la guerra in alto» (wojna na górze) tra Solidarność e il governo del Primo ministro Tadeusz Mazowiecki. Quella «guerra» era il risultato del conflitto, interno all’opposizione democratica, tra l’ala sinistra di Adam Michnik, con i suoi seguaci, e l’ala destra di Jarosław Kaczyński. Wałęsa assunse una posizione di mezzo, ma allo stesso tempo cercò di giocare una propria carta politica. La sua intervista pubblicata il 24 giugno 1990 su Gazeta Wyborcza (il cui direttore era Michnik) conteneva forti critiche a Mazowiecki e al

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Effetto «specchio infranto»?

Grzegorz Dobroczyński

Delegato per l’apostolato sociale della Provincia dei gesuiti della Polonia del Nord.


6 Gennaio 2024

Quaderno 4165

  • pag. 39 - 51
  • Anno 2024
  • Volume I

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Democrazia Europa Mondo Politica

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