A conclusione dell’Anno Santo l’A. presenta una straordinaria esperienza spirituale di pellegrinaggio, collocata proprio nell’anno del primo Giubileo, vissuta come dramma esistenziale dell’uomo e del cristiano nell’inesausta ricerca del vero che queta ogne intelletto e del bene che soltanto in Dio tutto s’accoglie: l’esperienza di Dante. Siccome tra Ottocento e Novecento una grossa parte della critica italiana ha cercato di erodere il valore di tale esperienza, considerata come freddo intellettualismo estraneo alla poesia e alla più intima personalità dell’Alighieri, l’articolo prende in considerazione anche il dibattito sviluppatosi su questa impostazione, che tocca il centro e l’anima dell’opera del Fiorentino. L’Autore insegna nella Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, Sezione di Genova.
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DANTE PELLEGRINO DELL’ETERNO
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