
La complessità del fenomeno del bullismo è legata alla molteplicità di aspetti che lo caratterizzano a livello individuale, sociale, affettivo, psicologico, legislativo ed educativo. Lo si può comprendere ripercorrendo un terrificante fatto di cronaca, forse il più sconvolgente al riguardo per la dinamica con cui si svolse e i particolari agghiaccianti che lo caratterizzarono. Nel febbraio 1993, a Liverpool, venne ritrovato sui binari della ferrovia il corpo mutilato di James Bulger: l’autopsia rivelò che era stato lungamente seviziato e violentato, ed era morto prima del sopraggiungere del treno. La vittima aveva 2 anni e mezzo; gli assassini, R. Th. e J. V., 10 e 11 anni. Una volta arrestati, i due bambini apparvero più sorpresi che spaventati, e non mostrarono alcun segno di pentimento o di ravvedimento. Nel corso del processo emerse come quel terribile episodio di violenza fosse il concentrato di una serie di gravi problematiche, che si assommarono fino a costituire una miscela esplosiva:
va premesso che i due ragazzi non mostravano segni di patologia: i periti di parte concordarono nel concludere che non soffrivano di problemi o disturbi psichiatrici;
si riscontrava l’ assenza educativa degli adulti, per lo più parti in causa di questa grave situazione di degrado. I genitori di entrambi erano alcolizzati, violenti, e il patrigno di uno dei due aveva abusato del ragazzo. L’altro passava gran parte del tempo a casa a guardare dvd horror che il padre noleggiava e lasciava incustoditi. Sembra che la trama di uno di questi film (La bambola assassina 3) abbia costituito il canovaccio di torture e vessazioni usate nei confronti del piccolo prima di ucciderlo, compresi i dettagli finali di versare della pittura blu sul viso e abbandonarlo sui binari della ferrovia per essere tranciato[1];
problemi scolastici. Fin dalle prime classi R. Th. e J. V. non si erano mai inseriti, non mostravano alcuna motivazione allo studio, né legami di amicizia con gli altri compagni, divenendo oggetto di bullismo. Di fronte alle ripetute assenze, alle gravi lacune sulle abilità di base e agli atti di violenza subiti, il personale docente non attuò alcun programma di recupero e neppure cercò di conoscere il retroterra familiare dei due bambini; in tal modo si accentuarono sempre più il loro isolamento e la demotivazione verso l’istituzione scolastica. Per la gran parte della settimana essi saltavano le lezioni, bighellonando per strade e centri commerciali, compiendo piccoli furti e atti vandalici. In
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