Nel dicembre 2022 il brasiliano Adriano Pedrosa è stato nominato direttore artistico della 60ª Biennale di Venezia. Dal 2014 dirige il Museu de Arte de São Paulo (Masp). Oggi cinquantanovenne, una volta conclusi gli studi in legge, ha intrapreso la sua carriera di critico d’arte e curatore, contribuendo più volte all’allestimento della Biennale di San Paolo e della Biennale di Istanbul nel 2011. Pedrosa è il primo direttore della Biennale di Venezia originario dell’emisfero meridionale, fatta eccezione per il nigeriano Okwui Enwezor, responsabile nel 2015, il cui Paese di adozione era però gli Stati Uniti. Il titolo della Biennale è tratto dal motto del collettivo di artistiparigini Claire Fontaine, utilizzato dal 2024 sotto forma di scritte al neon, apposte in vari luoghi della Biennale in diverse lingue.
Pedrosa ha riunito a Venezia circa 332 artisti, la maggior parte dei quali era sconosciuta almeno in Europa, trattandosi di persone provenienti dal sud del mondo, perché, come egli stesso ha evidenziato, liquidare con semplicità questo sud, come è accaduto per molto tempo, è una «colpa storica». E Pedrosa questa colpa l’ha voluta espiare, proponendo una Biennale di immagini liberate. La mostra si è tenuta dal 20 aprile al 24 novembre 2024.
I Giardini. Mostra nel grande Padiglione Centrale
Nil Yalter. Al centro della rotonda d’ingresso, dietro il maestoso cancello dei Giardini, si trovava una piccola tenda rotonda del 1973, di quelle realizzate dalle donne in Asia centrale e in Anatolia, dove vivono ancora comunità seminomadi. Su di essa si leggeva, nella lingua della città in cui vivono i migranti, una frase del poeta ed esule turco Nâzim Hikmet: «L’esilio è un lavoro duro». Nil Yalter, nata al Cairo nel 1938, sedeva all’ingresso. In apertura della Biennale, lei è stata premiata, all’età di 86 anni, con il Leone d’Oro per il lavoro artistico svolto nel corso della sua vita.
Samia Halaby. Attraversando la sala ricca di dipinti colorati, i visitatori entravano con stupore nella sala più grande dei Giardini. 37 artisti del sud del mondo, provenienti dall’Africa, dall’Asia, dal Medio Oriente e dall’America Latina, presentavano un’ampia gamma delle più diverse fonti di ispirazione e di colore, di ricordi e di idee narrative: tessiture antiche e indigene, ceramiche, materiali tessili e patchwork, calligrafie, scritture e manoscritti, paesaggi terrestri, aerei e urbani, tra il cosmico e il naturale, il sacro e l’esoterico.
Sayed Haider Raza. È stato un pittore indiano (1922-2016). Nato a Babaria, in un villaggio nel Madhya Pradesh,
Contenuto riservato agli abbonati
Vuoi continuare a leggere questo contenuto?
Clicca quioppure
Acquista il quaderno cartaceoAbbonati
Per leggere questo contenuto devi essere abbonato a La Civiltà Cattolica. Scegli subito tra i nostri abbonamenti quello che fa al caso tuo.
Scegli l'abbonamento