Questo volume è un’ampia rassegna sull’arte contemporanea, un’incursione nella modernità e nelle sue espressioni artistiche attraverso oltre duecento profili di artisti contemporanei, tra cui spiccano quelli di Maria Pia Daidone, Arvedo Arvedi, Maria Camilla Pallavicini e Alfredo Celli. Un percorso, come sottolinea Gianluca Covelli, intrapreso negli ambiti della scena attuale delle arti figurali. Un viaggio organico e sistematico che non si riduce a una somma di medaglioni e profili monografici, ma presenta una varietà di opere che vanno dalla pittura alla scultura, fino alla ricerca materica, effettuata con i più svariati oggetti.
Ma in quale direzione, all’inizio del Terzo millennio, l’arte contemporanea prosegue il suo cammino? Per Gioia Cativa, l’arte moderna è una ramificazione infinita di strade, sperimentazioni, emozioni e concetti, che hanno preso il posto di altri parametri che spesso sfociano nella teatralità. L’arte contemporanea è diventata più sfuggevole, dinamica, trasformista, ma è ancora per certi versi autoreferenziale. È un’arte non per tutti, incompresa da chi non ha le giuste conoscenze; perciò si auspica il superamento di questo gap, affinché essa diventi patrimonio di tutti.
C’è la sensazione che l’Italia non ami più l’arte contemporanea. Volendo cercarne le possibili cause, possiamo menzionare la mancanza di promozione della ricerca e dei relativi finanziamenti, non per scarsità di artisti di talento, ma perché lo sguardo è rivolto altrove, con un mercato che all’estero è sempre più florido. Dall’Ottocento, secolo in cui l’Italia ha iniziato a interessarsi al contemporaneo, fino agli anni Sessanta del secolo scorso l’arte ha incontrato il suo «Secolo d’Oro». Era la voglia e il desiderio verso il nuovo: una voglia che però è svanita come d’incanto per mancanza di investimenti e di una volontà di creare nuovi musei per fruire di tale espressione.
Ecco allora che l’arte contemporanea si va caratterizzando – come fa notare Ludovico Pratesi – per l’incomprensione verso di essa e i suoi artisti. Questa analisi è condivisa da Giorgio Di Genova, il quale fa notare che la maggioranza degli artisti muore due volte, per l’assenza di uno Stato, di un gallerista e di eredi che possano salvaguardarne la memoria. Di qui la necessità di inserire nell’opera una sezione dedicata agli artisti da non dimenticare. Mettere a confronto l’arte di ieri con quella contemporanea, per esprimere preferenze o supremazie, resta un’operazione fine a se stessa, dal momento che ogni artista è il prodotto del tempo in cui è nato e vissuto, espressione viva dei tormenti di quel tempo, delle ansie che hanno assillato l’uomo di ieri come assillano quello contemporaneo.
Questa è la missione dell’uomo del nostro tempo che, come ci ricorda Maurizio Vitiello, attraverso il «salvacondotto» dell’arte delinea un passe-partout capace di salvare qualcosa da un naufragio incombente o da uno tsunami incontrollabile. Un passe-partout che s’incarna nel momento salvifico della risurrezione, di cui soprattutto l’arte sacra è testimonianza.
Percorsi d’Arte in Italia 2017
a cura di GIORGIO DI GENOVA – ENZO LE PERA
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, 2017, 280, € 70,00.