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ABSTRACT – Il Concordato del 1801 tra Napoleone Bonaparte e la Santa Sede ebbe una grande rilevanza per la storia ecclesiastica e civile. Attraverso questo accordo, infatti, si cercò di disciplinare in maniera nuova il rapporto tra Stato moderno e Chiesa cattolica, tra società civile e religione professata. Per la prima volta in un Concordato stipulato dalla Santa Sede con uno Stato «cattolico» non fu accolto il principio del cattolicesimo come religione di Stato e ci si orientò secondo una prospettiva di libertà per tutti i culti riconosciuti.
Il Concordato fu, però, anche funzionale agli interessi della Chiesa: infatti riconobbe al Papa un’autorità giurisdizionale sulla Chiesa gallicana che era sconosciuta nel passato. Questo fatto contribuì a compattare il mondo cattolico francese e fece cessare lo scisma della Chiesa costituzionale, che aveva dolorosamente contrapposto tra loro i fedeli cattolici. Più in generale consentì di creare le condizioni storiche che avrebbero favorito i futuri pronunciamenti magisteriali sull’infallibilità pontificia e sul primato del Papa sulla Chiesa.
La trattativa non fu però affatto semplice, durò 13 mesi e visse tre fasi distinte. Alle trattative si opponeva innanzitutto Luigi XVIII, che si era autoproclamato re in esilio. In Francia tendevano a frenare il progetto gli ambienti dell’esercito – i cui capi erano ancora animati da spirito giacobino –, della polizia (guidata da Joseph Fouché) e la diplomazia dello scaltro Charles-Maurice de Talleyrand. Ma il più ostile era il vescovo Henri Grégoire, capo della Chiesa costituzionale: un Concordato significava per lui il rinnegamento di tutto ciò in cui aveva creduto e per cui aveva combattuto. Fu lui infatti negli anni precedenti a spingere il Direttorio a porre come condizione della pacificazione religiosa l’annullamento, da parte della Santa Sede, delle condanne contro la Chiesa costituzionale. Un Concordato infine era in contrasto con le tradizioni gallicane della Chiesa francese, perché avrebbe inevitabilmente legato sempre più il clero e l’episcopato francese alla Santa Sede, sacrificandone la tradizionale indipendenza e autonomia da Roma.
Questo accordo, per certi aspetti, può essere considerato come il primo Concordato moderno della storia, nonostante le sue intrinseche contraddizioni, soprattutto in materia di libertà religiosa. Molti storici ritengono che alla lunga esso fu più utile al papato che non allo Stato moderno. Pio VII, dunque, non soltanto fu un santo pontefice, ma anche un uomo di grande lungimiranza e di prudenza politica: seppe traghettare la Chiesa da un’epoca storica a un’altra, in uno dei momenti più difficili della sua storia.
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CONCORDAT AND NOMINATION OF BISHOPS. The case of Pius VII and Napoleon
The article deals with the stipulation of the Concordat of 1801 between Napoleon Bonaparte and the Holy See. This agreement tried to regulate the relationship between the modern State and the Catholic Church, between civil society and professed religion, in a new way. For the first time in a Concordat stipulated by the Holy See with a «Catholic» state, the principle of Catholicism as a state religion was not accepted. The Concordat was, however, also functional to the interests of the Church: in fact, it recognized the Pope as a jurisdictional authority over the Gallican Church which was unknown in the past. This fact helped to compact the French Catholic world and more generally to create the historical conditions that would have favoured future magisterial pronouncements on papal infallibility and on the primacy of the pope over the Church.