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Mirella Schino, ordinario di Storia del Teatro presso l’Università Roma Tre, specialista del teatro di Eleonora Duse (la prima edizione del suo volume vide la luce nel 1992 per i tipi de il Mulino), è qui autrice di un’opera preziosa per una conoscenza dell’arte della «Divina». La Duse è stata una delle più grandi attrici di tutti i tempi, studiatissima, eppure ancora misteriosa; ha trasformato il senso del fare teatro, forgiandone uno nuovo: non più cultura, o piacere, o arte, ma scossa, profondo sconvolgimento esistenziale. Una rivoluzione silenziosa, che questo libro indaga attraverso documenti, lettere, storie, testimonianze, racconti, e attraverso le immagini – i ritratti in studio, i disegni, le caricature –, anch’esse indizi di un percorso da scoprire.
Il volume, frutto di decenni di studio e ricerca analitica approfonditi, si divide in tre parti, secondo la scansione canonica della vita della Duse, codificata dallo storico del teatro italiano Silvio D’Amico, sebbene la divisione dell’A. segua «la marcia della Duse verso un’arte sempre più consapevole» (p. 17).
Mentre la prima parte si occupa degli anni dal 1887 al 1909 (anno in cui la Duse abbandonò le scene, per poi ritornarvi nel 1921), la seconda, pur coprendo lo stesso arco temporale, si concentra sulla Duse artista, «creatrice di spettacoli», che furono «progetti folli» (p. 18), tra i quali il patto con D’Annunzio, ovvero il fallimentare tentativo, a cavallo dei due secoli, di dar vita assieme a un teatro di poesia.
Nella terza parte del volume si esamina invece il percorso della Duse a partire dal suo ritorno al palcoscenico: «Gli anni finali sono la sua età d’oro» (p. 20). Tornare in scena nel 1921, a 63 anni, nello stesso ruolo che aveva interpretato nella sua ultima apparizione nel 1909, rappresentò la sua scommessa più difficile. Anziana, affaticata, con i capelli ormai completamente bianchi, rientrò nella parte di una donna giovane e bella: Ellida, la protagonista di uno dei drammi di Ibsen da lei più amati, La donna del mare, e fu un trionfo clamoroso, unanime. Piero Gobetti, in particolare, arrivò a parlare di religiosità, spiritualità, misticismo.
L’opera di Schino rappresenta una guida preziosa a quell’«esperienza dell’ignoto» che fu, soprattutto nell’ultimo periodo, il teatro per la Duse e il suo spettatore. Ancora però, a un secolo dalla sua scomparsa durante la tournée americana (Pittsburgh, 21 aprile 1924), l’artista resta per tanti un enigma. In ogni caso la «Divina», soprattutto quella degli ultimi anni, è rimasta un riferimento molto forte lungo tutto il Novecento e le sue tante rivoluzioni sceniche. In quest’ottica, il volume dell’A. si presenta come uno strumento indispensabile, perché apporta una luce nuova, utile a far emergere quel teatro che nel primo periodo della Duse non era ancora visibile, ma che poi, dal 1921 alla sua morte, la rese celebre, lasciando un segno indelebile.