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Che uso facciamo del tempo che ci è dato? Semplicemente invecchiamo, se i casi della vita ce lo permettono, o riusciamo a maturare e diventare adulti? Lo domanda al lettore José María Rodríguez Olaizola, gesuita e sociologo, che nei suoi saggi offre uno sguardo d’insieme su vita quotidiana e crescita personale, nel contesto delle nostre relazioni con gli altri.
Tutta la vita può essere vissuta come una danza, perché ha una colonna sonora: la nostra musica interiore che sempre ci accompagna. «Diventare adulti è imparare a danzare con il tempo» (p. 76). «Il tempo passa, ma non è un nemico. È, o dovrebbe essere, un alleato» (p. 6) importante nel cammino che porta dalla giovinezza alla vita adulta.
La danza con il tempo è anche una battaglia. Diventare adulti è affrontare la paura, non lasciando che essa ci paralizzi, e superando il fallimento, il rifiuto e la solitudine; è discernere e raggiungere «un equilibrio che non è identico per tutti» (p. 90), dando significato a ogni momento. Infatti, in sintonia con la riflessione del Qoèlet, l’A. afferma: «C’è un tempo per ogni cosa. Tutto giunge, ma allo stesso modo tutto se ne va. Vivilo» (p. 88). «Se dar valore al passato lo fa diventare una scuola e una fonte di saggezza, e se rispettare il presente presuppone evitare l’evasione e prendere sul serio l’“adesso”, il futuro ci muove in direzione di ciò che decidiamo di provare a ottenere» (p. 98), offrendoci speranza.
Nella lunga strada per diventare adulti, siamo chiamati ad assumerci le nostre responsabilità, prendere in carico i nostri errori, «scegliere e rinunciare: due facce della stessa medaglia» (p. 62); siamo chiamati ad affrontare le incertezze e ad «amare i giorni grigi» (p. 68). In una «società furibonda» (p. 130), in cui sembra quasi «vietato dissentire» (p. 115), dobbiamo «raggiungere una zona di calma» (p. 132), per gestire le diversità e il conflitto e guardare al nostro prossimo con uno sguardo profondo, con rispetto, flessibilità e umorismo, superando gli atteggiamenti insufficienti, egocentrici, distanti e virtuali: l’altro è altro, con tutti i suoi limiti.
La giovinezza è «il momento in cui i buoni desideri devono essere ben formulati […]; saranno essi a far da motore per il futuro» (p. 169). In un’epoca in cui «alcune dinamiche mettono molti giovani in una situazione di precarietà non voluta» (p. 170), «dobbiamo schivare il desiderio di accontentarci di piccoli desideri» (p. 171) e «difendere la nostra passione dal tempo che passa» (p. 172). «I grandi desideri non si spengono» (p. 167). Per alludere al momento in cui possono diventare concreti l’A. usa la metafora del fuoco e delle braci: «Il fuoco è necessario», ma «è quando si sono formate le braci che arriva il momento di cuocere la carne» (p. 173).
Attraverso un’esposizione chiara e insieme profonda, attraente e mai banale, con esempi tratti anche da letteratura, cinema e serie televisive, l’A. induce a riflettere tutti, «giovani e meno giovani, chi ha vissuto molto e chi sta ancora iniziando» (p. 196), senza eludere le grandi domande e accettando il dubbio. «Danzare con il tempo è accettarne la fugacità e capire che siamo parte di una corrente di nomi che non è iniziata né terminerà con noi. Non smettere di danzare: con gli altri, con te stessa, con te stesso, con il mondo. E con Dio» (p. 197).