Da secoli lo strano finale del Vangelo di Marco suscita dibattiti accaniti. È possibile che il Vangelo «originale», la prima «edizione» di Marco, si concluda con questo versetto sorprendente: «Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite» (Mc 16,8)? Tutto sembra contraddire la logica e l’esistenza stessa del Vangelo. Non è forse giunto il momento della parola? Il momento di uscire dalla paura e di entrare nella gioia?
Fin dall’inizio del secondo secolo, l’esistenza di un finale lungo (Mc 16,9-20) è stata un argomento forte per dire che già alcuni cristiani pensavano che mancasse qualcosa, una scena di apparizione o un resoconto di apparizioni. È ciò che sostiene, assieme a molti altri nel corso dei secoli, Joseph Ratzinger, per il quale è impossibile che il Vangelo originale si concluda così: «È impossibile che il Vangelo si sia concluso con le successive parole circa il tacere delle donne: esso presuppone, infatti, la comunicazione del loro incontro […]. Perché il nostro testo s’interrompa a questo punto, non sappiamo»[1]. L’argomento non è privo di valore. Se fin da quell’epoca si è percepito il bisogno di aggiungere un finale, il motivo è che i lettori sentivano che «mancava» qualcosa. Eppure, i sostenitori dell’ipotesi secondo cui l’evangelista intendeva finire proprio su questa nota e, in particolare, numerosi commentatori recenti di Marco che si sono dedicati per molti anni al suo Vangelo sostengono che la «fine brusca» ben si adatta al suo progetto teologico. Essi suggeriscono che il desiderio di aggiungere un «complemento» si è avvertito solo dopo che il Vangelo di Marco è stato messo a confronto con gli altri. E il fatto che questo finale sia ritenuto, quasi all’unanimità, una rapida sintesi di elementi provenienti dagli altri tre Vangeli rafforza la loro convinzione.
Sono stati condotti numerosi studi sulla possibilità che un libro nell’antichità terminasse con una congiunzione quale gar («infatti»), o in maniera così «brusca», mentre sono stati esposti alcuni argomenti, essenzialmente di natura narrativa, per sostenere che questo espediente provocatorio si accorda all’intenzione di Marco. Come la grande maggioranza dei commentatori, noi riteniamo che l’esistenza stessa del Vangelo implichi che le donne abbiano, da un lato, rivelato il messaggio ricevuto dall’angelo e, dall’altro, lo abbiano comunicato ai «discepoli e a Pietro». Certo, teoricamente è possibile immaginare che esse non abbiano detto nulla e che i discepoli
Contenuto riservato agli abbonati
Vuoi continuare a leggere questo contenuto?
Clicca quioppure
Acquista il quaderno cartaceoAbbonati
Per leggere questo contenuto devi essere abbonato a La Civiltà Cattolica. Scegli subito tra i nostri abbonamenti quello che fa al caso tuo.
Scegli l'abbonamento