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In tempi in cui il genere letterario dell’agiografia sembra diluirsi in piccoli opuscoli devozionali o lasciare il passo a testi dal tenore storico-critico, ecco apparire questo pregevole racconto dell’avventurosa vita di Nicola il Pellegrino (1075-94).
Nato a Stiri, in Grecia, da bambino passò le sue giornate a guidare il gregge di famiglia sul vicino Monte Elicona. A nove anni Gesù gli insegnò la «preghiera del cuore», ovvero a ripetere continuamente Kyrie eleison, sia nel silenzio personale sia ad alta voce, ovunque e sempre. Da quel momento egli passava le giornate da solo in preghiera sul monte; fabbricava e piantava croci di legno dappertutto; scendeva nei paesi per annunciare a tutti la misericordia di Dio, con l’invocazione costante del Kyrie eleison. La mamma e i monaci del vicino monastero di San Luca ostacolavano il suo comportamento anche con le botte, ma Nicola era risoluto a vivere solo per Dio.
A 16 anni fu ispirato a intraprendere un grande pellegrinaggio verso Roma. Poiché la data del 1054 è assunta ufficialmente sia dai cattolici sia dagli ortodossi per indicare il Grande Scisma e l’inizio delle reciproche scomuniche, pur nella consapevolezza che un illetterato ragazzo della Beozia potesse non saperne nulla di affari ecclesiastici, Nicola va considerato a tutti gli effetti greco-ortodosso. In tal senso, desta meraviglia la sua decisione di partire verso la tomba di Pietro a Roma, a piedi nudi, senza avere con sé nient’altro che una croce di legno e una piccola bisaccia. Giunse in Puglia nel 1091, ma non riuscì a raggiungere Roma, perché morì a Trani il 2 giugno 1094, creando attorno a sé un fascino così grande che già nel 1099 papa Urbano II acconsentì a proclamarlo santo, con una delle prime canonizzazioni pontificie della storia (nel primo millennio, esse erano di competenza dei singoli vescovi). Nato ortodosso, dal 1099 al 2023 è stato venerato santo solo nella Chiesa cattolica, perché rimasto sconosciuto in patria. Nel 2023 l’arcidiocesi greco-ortodossa d’Italia lo ha proclamato santo, creando appositi testi liturgici in suo onore. Si tratta di uno dei pochissimi santi, vissuti dopo lo Scisma, che entrambe le Chiese venerano.
Il testo di Natale Albino si fonda sui fatti e sulla storia di Nicola, così come riportata dalle tre fonti coeve al protagonista: Bartolomeo, Adelferio e Amando (fine XI – inizio XII secolo). Sono tre fonti di assoluta attestazione e credibilità, che vengono puntualmente citate dall’A., assieme ad altre fonti e a composizioni letterarie successive. Tuttavia, la narrazione non si riduce alla mera esposizione cronologica degli eventi, ma ricama continuamente brevi e icastici commenti, con uno stile accattivante e poetico.
Il racconto è diviso in 99 piccolissime scene, che permettono al lettore di soffermarsi su ogni singolo momento della vita di Nicola. Ogni scena è accompagnata da una citazione biblica, che consente non solo di rileggere la vita di Nicola in filigrana con la storia della salvezza, ma anche di sfumare la lettura con la meditazione e la preghiera. Il card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le cause dei santi, autore della Prefazione, definisce il testo come una «impresa letteraria che sarebbe davvero poco chiamare volgarizzazione», meritando invece la qualifica di una «lettura sapienziale» (p. 10). Da parte sua, mons. Adolfo T. Yllana, rappresentante pontificio in Terra Santa, nell’Introduzione afferma che il libro «si ascrive al genere letterario delle vite dei santi, a metà strada tra una biografia ragionata e un inno d’amore verso Nicola il Pellegrino» (p. 25). Infine, Padre Guglielmo Spirito, che ha curato la Postfazione, lo ritiene «una solida, robusta e sobria biografia» e «un invito a scoprire San Nicola il Pellegrino come gradevole compagno di viaggio e magari come guida alla preghiera incessante» (p. 231).
In sintesi, si apprezza il desiderio dell’A. di far conoscere al più vasto pubblico la singolare esperienza spirituale di questo giovane greco, che, senza saperlo, è divenuto un ponte tra la Chiesa latina e le Chiese d’Oriente. Nel XIX secolo ha avuto un successo mondiale il libro Racconti di un pellegrino russo, ma tutti sanno che si tratta di una trama inventata e di un protagonista mai esistito, sebbene condensi la grande tradizione spirituale ortodossa. Qui, invece, siamo in presenza di un pellegrino realmente esistito nell’XI secolo; di un piccolo ragazzo; di un laico; di un testimone della preghiera del cuore; di un giullare di Dio; di un santo fuori dal comune, oggi venerato sia in Occidente sia in Oriente.