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La Civiltà Cattolica, guardando al futuro, ha tenuto sempre lo sguardo fisso sul passato, sapendo che noi veniamo da lì, e che nel 1850 c’è il nucleo caldo che deve ispirare la nostra rivista anche oggi.
A 170 anni dalla sua fondazione crediamo sia giunto il momento di recuperare la sua sezione creativa, che è stata parte integrante della sua ispirazione originaria, e poi si è persa nel tempo. Nel suo articolo programmatico pubblicato nel primo fascicolo, il primo direttore della rivista, p. Carlo Maria Curci, scriveva che parte della «sustanza» de La Civiltà Cattolica sarebbe stata «una che potrebbe chiamarsi parte amena, in quanto si studierà di ribadire con forme non iscientifiche ed alquanto leggiadre le verità medesime esposte e ragionate» negli articoli.
Rileggiamo oggi quelle parole e riconosciamo in esse un compito per noi, e pure una sfida. Se vogliamo davvero comprendere un’esperienza, non possiamo affrontarla solamente con gli strumenti della logica e del ragionamento: è possibile attingerne i significati grazie alla parola poetica e al linguaggio dell’arte. La «forma leggiadra», come dicevano i nostri, non è un ornamento, ma ha a che fare con la sostanza, con la verità.
A occuparsi di questa «parte amena» sarebbe stato per primo p. Antonio Bresciani (1798-1862), famoso a quel tempo come scrittore di romanzi e racconti. La critica ha ampiamente dibattuto l’opera di Bresciani. Basti fare i nomi di Antonio Gramsci, Benedetto Croce e Francesco De Sanctis. Di «brescianismo», inteso come epiteto denigratorio, arrivarono ad essere tacciati anche Manzoni e Verga. Il critico crociano Francesco Flora invece riconosceva nella sua prosa «una lieve vena poetica» e «ricchezza di linguaggio» tanto da definirlo «infaticato cogli-parole». L’interesse per padre Bresciani è chiaro in Umberto Eco. La sua figura fa una fugace apparizione del Pendolo di Foucault e poi nel Cimitero di Praga, dove compare col nome di padre Bergamaschi.
Quel che interessa a noi mettere in luce è solo il fatto che i romanzi di Bresciani – pubblicati a puntate in appendice alla rivista con vasto successo – esprimono l’esigenza di partecipare attivamente al dibattito sulle vicende storiche e politiche del presente. C’è una esigenza di partecipazione che sentiamo nostra e che si esprime in forma letteraria.
Ma la «parte amena» si perse col tempo. Sappiamo però dal nostro Archivio che san Paolo VI nel 1963, in modo gentile, parlando con il p. Roberto Tucci, allora direttore, aveva evocato la necessità di riprendere quella parte che aveva curato p. Bresciani, anche in termini di «letteratura popolare, come fanno i comunisti».
Invece la parte «critica», soprattutto quella letteraria e cinematografica, hanno sempre accompagnato la rivista, anche grazie alle firme recenti dei padri Domenico Mondrone, Ferdinando Castelli, Enrico Baragli e Virgilio Fantuzzi, che ancora molti lettori ricordano.
Oggi, nel 2020 la «parte amena» ritorna con pieno diritto di cittadinanza tra le nostre pagine. E a firmarla saranno sempre gesuiti, come una volta. Questo richiede uno sforzo di ricerca e selezione significativo. Ma sappiamo essere uno sforzo sostenuto da molti. Il cardinale José Tolentino de Mendonça ci conferma: è «importantissimo che nelle pagine di una rivista come La Civiltà Cattolica, la più antica rivista italiana – più antica della stessa Italia politicamente unita – si facciano strada, accanto alle tradizionali letture di testi, anche testi da tradurre in lettura, poesie e prosa breve: racconti da amare e perciò da decifrare, parole poetiche da convertire in parole ermeneutiche, nella catena inesauribile del senso».
Ci spinge anche un’osservazione di papa Francesco che, da parte sua, ricevendoci in udienza per festeggiare il fascicolo numero 4000, aveva detto: «pensavo ai versi di Baudelaire su Rubens lì dove scrive che la vie afflue et s’agite sans cesse, / Comme l’air dans le ciel et la mer dans la mer. Sì, la vita è fluida e si agita senza sosta come si agita l’aria in cielo e il mare nel mare». E aveva commentato: «Il pensiero della Chiesa deve recuperare genialità e capire sempre meglio come l’uomo si comprende oggi per sviluppare e approfondire il proprio insegnamento».
Siamo certi che la «parte amena» darà frutto, anche nella linea della «genialità» chiesta da Francesco.
La foto è tratta dalla mostra “Nuda Verità” di Andrew Rutt