Ogni nazione ha i suoi «padri fondatori», quelli cioè che ne hanno formulato la costituzione e le leggi fondamentali. Tuttavia prima dei padri fondatori viene il popolo, per il cui bene quelli hanno operato. Così, anche la Chiesa ha i suoi «padri fondatori», i Padri della Chiesa appunto, quelli cioè che «ne hanno espresso le prime strutture portanti, insieme ad atteggiamenti dottrinali e pastorali che rimangono validi per tutti i tempi» (Congregazione per l’Educazione Cattolica, Lo studio dei Padri della Chiesa nella formazione sacerdotale, Istruzione del 10 novembre 1989, n. 18). Ma la Chiesa, che è popolo di Dio, viene prima dei Padri. Essi sono solo al suo servizio, perché sono al servizio della fede e della santità del popolo di Dio.
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In primo luogo, i Padri «sono essenzialmente dei commentatori della Sacra Scrittura» (ivi, n. 26), ma la loro venerazione per i sacri libri «va di pari passo con la venerazione e la fedeltà verso la Tradizione. Essi si consideravano non padroni ma servitori delle sacre Scritture, ricevendole dalla Chiesa, leggendole e commentandole nella Chiesa e per la Chiesa, secondo la regola della fede proposta e illustrata dalla tradizione apostolica ed ecclesiastica» (ivi, n. 28,3). Così, dai Padri abbiamo il canone delle Scritture, i simboli di fede, le regole di vita ecclesiale, le forme di liturgia, le prime grandi sintesi di teologia e di catechesi, le riflessioni sulle esperienze ascetiche e spirituali.
Dall’amore per le Scritture i Padri hanno attinto il loro cristocentrismo. La creazione, la storia della salvezza, dall’inizio alla fine, passando per la vocazione di Abramo, tutto è visto alla luce di Gesù Cristo, Verbo eterno del Padre, vero Dio e vero uomo, compimento della storia e sua ricapitolazione, rivelatore del Padre e datore dello Spirito, Signore della Chiesa, maestro e pedagogo delle anime.
Da questo cristocentrismo deriva il «carattere affettivo ed esistenziale» della loro teologia, «ancorata nell’unione intima con Cristo, alimentata dalla preghiera e sostenuta dalla grazia e dai doni dello Spirito Santo» (ivi, n. 37). Questo non toglie che i Padri, di fronte ai pericoli di falsificazioni o di adulterazioni del messaggio cristiano, abbiano usato anche tutte le risorse della ragione, non per annullare il senso del mistero, ma per mostrare come si possa ragionevolmente arrivare alla sua soglia.
Se questo sforzo è lodevole, tuttavia bisogna anche riconoscere che i Padri non sono perfetti, e che a volte devono correggersi e integrarsi a vicenda, e che la riflessione teologica non si è fermata con loro, ma ha continuato lungo i secoli.
È bene poi ricordare che i Padri restano un riferimento privilegiato per l’incontro ecumenico: essendo la teologia patristica un patrimonio comune a tutte le Chiese, essa costituisce un’importante occasione di dialogo tra le varie confessioni cristiane.
Infine, non va dimenticato che non solo nelle Facoltà ecclesiastiche e nei Seminari, ma anche nelle Università statali i Padri della Chiesa sono studiati dai cultori del mondo tardoantico e del primo cristianesimo. Non oberati da preoccupazioni apologetiche, questi studiosi «laici», quando non sono a loro volta condizionati da preconcetti razionalisti o laicisti, possono portare un valido contributo alla storia del pensiero e delle istituzioni cristiane.
Con questo spirito, offriamo al lettori de La Civiltà Cattolica questa nuova monografia della nostra collana «Accènti», che presenta un ventaglio di Padri della Chiesa e di temi. Nella prima sezione, iniziando con i Padri più antichi (tra I e II secolo), che sono Ignazio di Antiochia e Ireneo di Lione, la raccolta tocca i grandi autori del IV secolo: per quanto riguarda i Padri occidentali troviamo Ambrogio, Agostino, Girolamo e Paolino di Nola; per quanto riguarda i Padri orientali abbiamo Luciano di Antiochia, Basilio Magno e Giovanni Crisostomo. Sono trattati poi in una seconda sezione anche temi più generali, come la predicazione, la povertà del clero, la libertà di parola o «parrhesia», i giovani e la cultura.
Ringrazio p. Enrico Cattaneo, ai cui studi e alla cui iniziativa dobbiamo l’idea di questo volume, che raccoglie anche i saggi di p. Dominik Markl e p. José Luis Narvaja.
L’apporto della tradizione dei Padri della Chiesa è essenziale. Come sosteneva Paolo VI, «fa parte di quella risalita alle origini cristiane, senza la quale non sarebbe possibile attuare il rinnovamento biblico, la riforma liturgica e la nuova ricerca teologica auspicata dal Concilio Ecumenico Vaticano II». Per comprendere come camminare accanto alla gente oggi, come Chiesa e come singoli cittadini, è fondamentale capire in che modo ieri questi nostri Padri hanno saputo attualizzare le Scritture cogliendo i segni dei tempi.