Sono trascorsi più di tre mesi dalle elezioni parlamentari libanesi dello scorso 7 giugno. Ma la formazione di un nuovo Governo di unità nazionale non è ancora all’orizzonte. Il primo ministro incaricato, al posto di Fouad Siniora, è il musulmano sunnita Saad Hariri di 39 anni. Non ha mai ricoperto un ruolo ministeriale, ma è il figlio dell’ex-premier Rafik, ucciso nel febbraio 2005. Ha ricevuto il mandato il 27 giugno dal presidente della Repubblica, il cattolico maronita Michel Suleiman, eletto nel maggio 2008 con un mandato che scade nel 2014. Le elezioni politiche avevano confermato la maggioranza allo schieramento filo-saudita e filo-occidentale «14 marzo», guidato
dai sunniti di Saad Hariri. Sono state le prime elezioni svoltesi dopo la guerra civile (1975-90) senza la presenza militare siriana. Il Partito di Dio (Hezbollah), che guida il fronte sciita «8 marzo», filo-siriano e filo-iraniano, non ha capitalizzato l’alleanza con il maronita Aoun 1. La nuova Assemblea, il 25 giugno, con 90 voti ha confermato alla presidenza, per la quinta volta consecutiva dal 1992, Nabih Berry, capo del partito sciita Amal 2.
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