FILM
a cura di V. FANTUZZI
The Fighter (Usa, 2010) Regista: DAVID O. RUSSELL. Interpreti principali: M. Wahlberg, C. Bale, A. Adams, M. Leo, J. McGee, N. O’Keefe.
Ispirato a una storia vera, The Fighter di David O. Russell narra la vicenda di due fratelli, Micky Ward (Mark Wahlberg) e Dicky Eklund (Christian Bale), che le circostanze della vita sembrano voler relegare nella categoria dei perdenti, mentre invece, grazie alla buona volontà e alla solidarietà che, nonostante tutto, si stabilisce tra loro e nell’ambiente circostante, riescono a farcela. L’ambiente è quello dei colletti blu di Lowell nel Massachusetts, dove si sono svolti i fatti narrati e dove il film è stato girato con piglio realistico in 33 giorni di lavorazione.
La storia comincia con Dicky, un pugile che è l’orgoglio dell’intera cittadina. In passato ha combattuto e vinto contro Sugar Ray Leonard, ma adesso sta attraversando un brutto momento. Nel frattempo Micky, suo fratello minore, è diventato pugile anche lui. La sua carriera è appena agli inizi ed è gestita dalla madre Alice (Melissa Leo). Nonostante le qualità e la preparazione di cui dispone, Micky continua a perdere sul ring. L’ultimo combattimento affrontato finisce quasi con ammazzarlo e, a questo punto, viene persuaso dalla sua ragazza, Charlene (Amy Adams), a scegliere una strada diversa da quella seguita finora: distaccarsi dalla famiglia, coltivare in proprio i suoi interessi, allenarsi senza avere alle costole il fratello Dicky, psicologicamente instabile e perennemente inquieto.
The Fighter è un film americano nel senso pieno del termine, a partire dall’ambientazione nella vera Lowell. Situata lungo le rapide del fiume Merrimack, 30 miglia a nordovest di Boston, Lowell è stata la prima comunità industriale pianificata negli Stati Uniti, un centro manifatturiero tessile che ha attirato grandi flussi di manodopera da Irlanda, Germania, Polonia, Lituania e altre nazioni. È stata il cuore della rivoluzione industriale. Le sue fabbriche risalgono al 18° secolo. Ma dopo un periodo di espansione, culminato negli anni Venti del secolo passato, è sopraggiunta la grande crisi e le industrie hanno cominciato a chiudere i battenti. Mentre la disoccupazione cresceva, la boxe era diventata un’occasione di sfogo. Il ring era uno degli ultimi luoghi dove i giovani potevano sperare di riuscire a sfondare.
I due fratelli Dicky e Micky, ma sarebbe meglio dire fratellastri data la diversità dei cognomi, sono molto diversi tra di loro. Dicky è un personaggio complicato. Affascinante, alla sua maniera, e divertente, dotato di grande talento per la boxe, è però un eroe distrutto, dedito al crack e inoltrato sulla via del degrado che l’uso delle droghe porta con sé. Combina guai e finisce per anni in prigione. Il desiderio di riscatto non è del tutto spento in lui. Con l’aiuto di Micky e ricorrendo a uno sforzo considerevole, alla fine potrà venirne fuori. Micky è esattamente il contrario di Dicky. Pensa soltanto a lavorare duramente ed è estremamente disciplinato. Con l’aiuto di Dicky, superati tutti i contrasti, Micky riuscirà a essere il grande campione che l’altro non è diventato.
Vincitore del titolo mondiale dei pesi welter nel 2000 contro Shea Neary, Micky Ward ha vinto anche due Fights of the Year per aver battuto Arturo Gatti ed Emanuel Burton. Il regista ha studiato e fatto studiare agli interpreti del film gli incontri di boxe, ripresi e registrati a suo tempo dalla televisione, per poterli riprodurre con la massima fedeltà. Poiché i principali combattimenti che appaiono nel film sono andati in onda originariamente sulla rete televisiva HBO, la produzione ha deciso di ingaggiare per le scene una vera troupe della HBO, normalmente adibita alle riprese dei combattimenti più seguiti dal pubblico popolare. «Volevamo catturare tutto ciò che fa di Micky un pugile atipico — dice Russell —. Aveva uno stile molto particolare. Il suo terribile gancio sinistro sbucava dal nulla proprio quando sembrava che fosse definitivamente battuto».
Oltre che sulla boxe e sui due fratelli, The Fighter è un film sulla famiglia Ward-Eklund, pittoresca e rumorosa, capitanata da Alice, la madre-manager, incredibile con i suoi tacchi alti, i vestiti leopardati, i capelli biondo platino. Superattiva e invadente, Alice ama i suoi figli, ma pensa di dover essere una dura perché il loro ambiente è quello della boxe. Crede fermamente nel fatto che soltanto la famiglia sia in grado di offrire protezione e possa garantirti che non sarai derubato. Il quadro familiare è completato da cinque sorelle, non meno colorate, protettive e a volte non meno aggressive di quanto lo sia la madre.
Quando il cerchio familiare si stringe attorno al giovane Micky con una forza che, per eccesso di protezione, diventa soffocante, lo spettatore si sente spinto a solidarizzare con Charlene, la ragazza del bar fidanzata con Micky, anche lei una dura, che lo aiuta ad allontanarsi da quella casa un po’ folle, che può essere tanto costruttiva quanto distruttiva. Alla fine ci pensa Dicky a rimettere le cose nel giusto equilibrio quando, nel tentativo di riscattarsi, capisce che il rapporto con Micky è più importante delle sue aspirazioni e dei suoi obiettivi personali. Anche Micky, dal canto suo, si prodiga nel tentativo di far riconciliare la sua famiglia con la donna che ama e che, nel frattempo, è diventata sua moglie. In questo modo il film, grazie anche ai successi che, dopo tante sofferenze e contrarietà, giungono a coronare la carriera di Micky sul ring, si avvia al lieto fine un po’ convenzionale, a dire il vero, ma non privo di un contenuto morale. Non devi mai arrenderti. Se hai fiducia in te stesso, nell’aiuto degli altri e non ti lasci vincere dalle difficoltà, anche il successo, alla fine, non potrà mancare.