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I discorsi di Papa Francesco al Consiglio e al Parlamento europei e l’invito da lui rivolto, lo scorso 6 settembre, alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari ad accogliere migranti forzati, vanno nella direzione di destare l’Europa dal suo torpore. Sembra che si giochi qui la partita delle radici cristiane: più che in riferimenti eruditi, in pratiche di carità cristiana, che permettano di «esprimere la concretezza del Vangelo». Accogliere non è solo una questione di spazio, di numeri, di progetto, ma richiede una conversione, un cambiamento di atteggiamento interiore. Accogliere è un obbligo di giustizia. Per milioni di persone il nostro temporeggiare è questione di vita o di morte, e questo non è più accettabile.