L’idea di democrazia rappresentativa sta cambiando; i cittadini stanno assumendo attraverso la rete un «controllo in tempo reale» e un ruolo attivo che impone alle istituzioni nuove procedure decisionali e ai politici nuove pratiche di ascolto e di presenza. Oggi un numero crescente di Stati — dalla Finlandia e la Nuova Zelanda agli Usa —, ma anche di movimenti, sono in rete per farsi ascoltare, proporre nuove leggi, discutere opere pubbliche decise dai Governi e così via. Diventa urgente che la rete venga abitata da una cultura democratica, la quale impedisca, da una parte, il controllo della libertà di espressione e, dall’altra, aiuti a riconoscere come antidemocratiche le nuove forme di populismo.