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Cultura e società

L’uomo nell’ombra

Virgilio Fantuzzi

17 Luglio 2010

Quaderno 3842

 

L’uomo nell’ombra (Francia – Germania – Gran Bretagna, 2009) Regista: ROMAN POLANSKI. Interpreti principali: E. McGregor, P. Brosnan, K. Cattrall, O. Williams, T. Hutton, T. Wilkinson, R. Pugh, J. Belushi, E. Wallach.
L’inizio del film L’uomo nell’ombra (titolo originale The Ghost Writer) di Roman Polanski è inquietante come è giusto che sia quello di un thriller fantapolitico che ricorda certe acrobazie visive e drammaturgiche di Alfred Hitchcock. Dalla pancia metallica di un traghetto che attracca su un’isola, o proviene da un’isola, non si sa in quale continente, le automobili sbarcano una dopo l’altra. Soltanto una, priva di guidatore, rimane ferma al suo posto da dove viene rimossa con un carro attrezzi. Il cadavere di colui che avrebbe dovuto trovarsi al volante giace riverso sulla battigia ai bordi dell’oceano flagellato dal vento sotto un cielo livido. Incidente, suicidio o, come sembra più probabile, morte sospetta? Il cadavere appartiene a un certo Mike McAra, «scrittore fantasma» come dice il titolo originale. Da noi si direbbe più prosasticamente «negro», un uomo pagato da un editore per scrivere l’autobiografia di un personaggio importante che non ha né tempo né voglia (e forse neanche talento), per scriverla da solo. Il lavoro, rimasto interrotto, richiede non soltanto di essere completato, ma anche ampiamente rimaneggiato. A tale scopo è ingaggiato un giovane promettente scrittore, protagonista senza nome del film, interpretato da Ewan McGregor.
Ewan (lo chiameremo così) lascia immediatamente il Regno Unito per raggiungere con diversi mezzi di trasporto un’isola davanti alla costa del Massachussetts, non lontano da Cape Code. È lì che il personaggio famoso, l’ex-primo ministro britannico Adam Lang (Pierce Brosnan), ha fissato la sua residenza. Ecco il traghetto che fu fatale al povero Mike. L’ambiente nel quale Ewan viene accolto è privo di qualsiasi amenità. La casa dove abita Adam circondato dal suo staff è una sorta di bunker supertecnologizzato. Basta un falso allarme per attivare meccanismi di autodifesa che scattano come autentiche trappole. Il senso di oppressione che grava sugli interni non si dissolve nemmeno nelle rare escursioni tra vento e pioggia nel paesaggio invernale. Il film è stato girato in Germania. Il clima non si rasserena quando si passa dall’ambiente alle persone che vi abitano.
Nell’entourage di Adam si respira aria di complotto. Ognuno ha un compito da svolgere, ma non si capisce se il ruolo ufficiale corrisponda a quello vero o non sia piuttosto la copertura, rassicurante ma ingannevole, di un altro ruolo, occulto e insidioso. La prima a farsi sentire è Ruth (Olivia Williams), la moglie di Adam un po’ scossa di nervi, i cui strilli ne annunciano la presenza non lontana in anticipo sulla sua effettiva entrata in scena. Poi c’è Amelia (Kim Cattrall), assistente e probabile amante dello stesso uomo politico. Va da sé che i rapporti tra le due donne sono piuttosto tesi anche se nessuna delle due è disposta a dare sfogo, almeno in pubblico, ai propri sentimenti. Sospetti e reciproche diffidenze si trasmettono dai personaggi principali alle figure di contorno: gli agenti britannici del servizio di sicurezza e la servitù asiatica. Sia detto per inciso che il personaggio di Adam, pur essendo frutto di fantasia, assomiglia vagamente a Tony Blair.
Giunge notizia che l’ex primo ministro è accusato di aver favorito durante il suo mandato la cattura in Pakistan di alcuni sospetti terroristi e di averli consegnati alla Cia per essere torturati. Se questa accusa si rivelasse vera, Adam potrebbe essere sottoposto a un processo per crimini di guerra in base alle leggi internazionali. Sull’isola arrivano pacifisti che inalberano cartelli di protesta contro Adam e i suoi collaboratori. Tra i dimostranti ce n’è uno particolarmente agitato che, avendo perduto un figlio militare durante una delle guerre sostenute da Adam, inveisce contro di lui chiamandolo assassino. Adam deve preparare in tutta fretta una dichiarazione da rilasciare alla stampa. Ewan è incaricato di stenderne il testo. Non si può dire che, in questo incalzare di eventi, il lavoro per l’autobiografia proceda alacremente. Frugando tra le carte lasciate da Mike, Ewan scopre che alcune indicazioni che Adam gli ha fornito circa gli inizi della sua carriera politica non corrispondono alla verità. Adam mente ed Ewan ne ha le prove. La sua autobiografia è un falso, non soltanto perché è scritta da un altro e non da lui, ma anche perché le cose che egli racconta a chi deve scrivere il testo sono inventate di sana pianta.
Quando Ewan decide di seguire le tracce lasciate da Mike per giungere a conoscere la verità, il gioco si fa pericoloso. Non seguiremo in tutti i risvolti la complicata vicenda nella quale, per limitarci a indicare uno degli elementi tecnologicamente aggiornati, torna in scena l’automobile vista all’inizio, il cui navigatore satellitare conserva memoria dell’ultimo viaggio di Mike. Siamo certi che gli spettatori (soprattutto quelli che hanno una certa familiarità con il cinema di Polanski) non si meraviglieranno se l’innominato protagonista sparirà alla fine come un vero fantasma. Dietro il gioco della rappresentazione cinematografica si intravede la realtà di una guerra che dura da decenni e che, come ogni altra guerra, innesca fenomeni di disumanizzazione: lotta dell’uomo contro l’uomo, che non riguarda soltanto coloro che combattono con ordigni micidiali provocando vittime soprattutto tra le popolazioni inermi, ma anche coloro che la propongono e la sostengono con le armi subdole della propaganda.

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L’uomo nell’ombra

Virgilio Fantuzzi

Già scrittore de "La Civiltà Cattolica" (1937 - 2019).


17 Luglio 2010

Quaderno 3842

  • pag. 211
  • Anno 2010
  • Volume III

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Cinema

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