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ABSTRACT – Quella dell’ospedale «Bambino Gesù» è la storia di un dono che ha inizio nel 1869. È il 25 febbraio, giorno del compleanno della duchessa Arabella Fitz-James, moglie del duca Scipione Salviati; e tutto inizia da un salvadanaio di terracotta che la famiglia Salviati rompe. Simbolicamente, quel gesto ha posto le fondamenta di una rete di donazioni che ha portato il «Bambino Gesù» a diventare «l’ospedale del Papa». Approfondirne la storia significa comprendere gli sviluppi e i fini della sanità cattolica negli ultimi due secoli.
Alla vigilia dei 150 anni di vita dell’ospedale «Bambino Gesù», il piccolo edificio di allora si è trasformato in quattro poli di ricovero e di cura con circa 600 posti letto, 27.000 ricoveri e 1 milione e 700 mila prestazioni ambulatoriali ogni anno.
Nelle parole rivolte dai Papi al «Bambino Gesù» in questi 150 anni emerge come la Chiesa si prenda cura dei bambini ammalati e fondi i «presupposti» etici e antropologici di salute, malattia, sofferenza e cura, finitezza e dignità. Il pontificato di Francesco, in particolare, ha spinto l’ospedale a curare oltre le sue mura: un frutto tangibile e paradigmatico è l’ospedale di Bangui, che rappresenta l’impegno della Santa Sede nella «diplomazia sanitaria». Recentemente papa Francesco ha espresso il suo sostegno ai progetti di accoglienza dei bambini stranieri, offrendo al «Bambino Gesù» alcuni disegni che gli sono giunti da bambini di ogni angolo del mondo, per mezzo de La Civiltà Cattolica, alla quale li ha affidati e che li raccoglie e li conserva. Il desiderio è quello di farne un dono per altri, in un progetto di fund raising per i bambini del mondo bisognosi di cure.
«Vicinanza, sguardo e competenza scientifica» danno significato alla semplicità dei gesti quotidiani di un ospedale pediatrico che deve guarire, curare, assistere la vita umana – non solo corpi né, tanto meno, organi malati –, le sofferenze dei bambini intesi come persone. Il motto dell’ospedale «Curare gli ammalati, servire gli infermi» custodisce la forza e la credibilità della sua missione e rimane una provocazione per il mondo sanitario e politico. Per Mariella Enoc, presidente dell’ospedale «Bambino Gesù», il presente che apre all’avvenire è l’eccellenza nella cura e nella ricerca, è fare quello che la sanità pubblica non fa, «ritornare a curare gli incurabili», allo stesso modo degli ospedali medievali.
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THE CHILDREN’S HOSPITAL «BAMBINO GESÙ»
On the eve of the 150th anniversary of the «Bambino Gesù» hospital, the small building on which it was founded today includes four hospitals with 600 beds for inpatient cure at any one time, and each year 27,000 hospitalizations and 1.7 million outpatient services occur there. Throughout the world it is known as «the Pope’s hospital», where scientific research has become a form of evangelization and love for the Church. The hospital motto «Cure the sick, serve the infirm» keeps the strength and credibility of its mission and remains a provocation for ministries of health.