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ABSTRACT – Le cronache dei giornali e i dati di ricerca ripropongono in maniera drammatica l’incremento dei comportamenti legati al bullismo e al cyberbullismo. La Federazione italiana delle società di psicologia (Fisp) riporta le caratteristiche che permettono di inquadrare un certo episodio dentro la categoria del bullismo: «L’intenzionalità del comportamento aggressivo agito, la sistematicità delle azioni aggressive fino a divenire persecutorie (non basta un episodio perché vi sia bullismo) e l’asimmetria di potere tra vittima e persecutore».
Se questi episodi sembrano oggi più gravi e diffusi di un tempo non è perché i ragazzi/e siano più cattivi/e, ma per la latitanza di figure educative e per l’utilizzo precoce di strumenti di cui i ragazzi/e non conoscono la potenzialità e gli effetti. In secondo luogo, va anche precisato che, se l’aggressività e la violenza sono sempre state presenti, specie nell’età dello sviluppo, oggi però si percepiscono in modo più accurato la pericolosità e le conseguenze devastanti che tali comportamenti, come pure altri fenomeni analoghi (violenza in famiglia, mobbing, razzismo, comportamenti discriminatori, abusi su minori), possono avere.
Un capitolo rilevante dell’odierna manifestazione del bullismo riguarda internet: il 72% degli episodi di bullismo viaggia in rete. Secondo il Centro nazionale per la prevenzione e il contrasto al cyberbullismo dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, ogni anno in Italia si contano 1.030 nuovi casi di cyberbullismo, ma la gran parte rimane nascosta. Il web non ha creato il bullismo, così come non ha creato la pornografia, la dipendenza, la violenza, il gioco d’azzardo, l’isolamento sociale. Ma richiede una presenza educativa. Più in generale, infatti, le azioni dei bulli, che non vengono messe in discussione dagli adulti, possono con facilità degenerare.
I segni dell’essere vittima di bullismo possono essere differenti, discreti, ma tutti emblematici, e vanno monitorati con attenzione, specie se compaiono insieme. Se tali segnali non vengono notati dagli adulti, possono dare origine a episodi di violenza, verso se stessi, ma anche verso altri. Lo psicologo Dan Olweus ha condotto un’ampia ricerca sulle scuole di Norvegia e Svezia, scoprendo non solo che il 17% degli studenti era stato vittima di bullismo, e, che genitori e insegnanti, quando venivano a conoscenza dei fatti, avevano per lo più ignorato l’accaduto (60% delle risposte); e, soprattutto, che quasi mai il tema del bullismo era stato oggetto di discussione tra insegnanti e studenti (85% delle risposte). L’omertà, anche delle figure educative, è sempre un potente alleato del bullismo.
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BULLYING AND CYBERBULLYING: TWO INCRISING PHENOMENA
Newspapers and research data reiterate the dramatic increase in behaviour linked to bullying and cyberbullying, and the educational challenges that such a problem poses at all levels (family, school, leisure, social life). The article presents certain data on the subject, a possible terminological clarification and the variegated cluster of elements and dynamics underlying these behaviours. There is a need for an educational intervention by adults. Silence is complicit, and bullying’s powerful and constant ally. Sensitization and information are certainly the first step to be taken in education.