L’articolo intende dimostrare come l’interpretazione nel diritto non possa significare la semplice traduzione nel caso concreto di quanto disposto in via generale dalla norma, ma richieda un’operazione di più profonda integrazione tra la norma e il caso proposto. Il significato proprio delle parole infatti non può risolversi in una pura autoreferenzialità della norma, ma deve aprirsi a una significatività che, a partire dal testo legale, traduca i valori della legge nei bisogni e nelle attese dei cittadini o dei fedeli. In particolare, il diritto canonico può fungere da esempio vivente anche per il civilista, chiamato a uscire dalla sterile prospettiva di un’interpretazione intesa come semplice parafrasi del testo legale. L’Autore insegna Filosofia del diritto alla Pontificia Università Gregoriana.
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L’INTERPRETAZIONE NEL DIRITTO
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